La MotoGP andrà in Giappone: scelta politica!

La MotoGP andrà in Giappone: scelta politica!
Giovanni Zamagni
L’ultimo baluardo, Valentino Rossi, ha ceduto ufficialmente ieri, durante la conferenza stampa di presentazione del GP di Aragon | G. Zamagni, Aragòn
16 settembre 2011

Punti chiave

 ALCANIZ – Ormai è certo: il GP del Giappone, spostato da aprile al 2 ottobre per le conseguenze del terribile terremoto/tsunami dello scorso marzo, si farà. L’ultimo baluardo, Valentino Rossi, ha ceduto ufficialmente ieri, durante la conferenza stampa di presentazione del GP di Aragon.

“Tutti i controlli che sono stati fatti sono negativi, la situazione sembra abbastanza sicura: quindi vado a Motegi” ha detto il nove volte iridato, che si è così allineato ai suoi colleghi. Per la verità, nessuno è veramente convinto, ma tutti, chi per un motivo chi per un altro, hanno dovuto cedere a “cause di forza maggiore”. Un eufemismo per non dire ricatto.

Ecco, a mio modo di vedere, il problema delle radiazioni nucleari, comunque esistenti e tutt’altro che sottovalutabili, passano adesso in secondo piano di fronte alle motivazioni ideologiche: trovo scandaloso tutto quello che è successo attorno a questo GP. Per una serie di motivi.


1) Posso affermare con ragionevole certezza che se quanto successo in Giappone fosse accaduto in qualsiasi altro paese che organizza una gara di motomondiale, il GP sarebbe stato annullato il giorno stesso del disastro, senza aspettare di conoscerne le conseguenze. Come dire che la legge non è uguale per tutti.


2) Se si va a correre in Giappone è perché la Honda ha usato tutto il suo potere per convincere la Dorna a organizzare comunque la gara e ha anche esercitato forti pressioni sui suoi piloti. Una mossa politica, che conferma l’enorme potere della HRC su tutto il motomondiale, con modi di fare quanto meno poco eleganti, sempre per usare un eufemismo per non dire atteggiamenti intimidatori. La colpa dei piloti è stata quella di cedere di fronte alle famose “cause di forza maggiore”, ma trovo decisamente più criticabile il comportamento della più importante casa motociclistica del mondo.


3) Lo stesso modo di fare, diciamo così intimidatorio, è stato usato anche dalla Dorna nei confronti dei sui collaboratori esterni. Alcuni cameraman e addetti televisivi sembra possano rischiare il posto nell'eventualità in cui si rifiutino di andare a Motegi.  Stessa sorte pare possa toccare ai team delle cilindrate minori che non vorranno partecipare al GP del Giappone che rischiano l’iscrizione per la prossima stagione. Un modo di fare autoritario. Un eufemismo per non dire dittatoriale.


4) Dorna, Honda e vari enti interpellati continuano a ripetere che è tutto a posto, che non c’è nessun pericolo di contaminazione. Poi, però, consigliano di portarsi, se è possibile, cibo sigillato, acqua proveniente dall’Europa, addirittura di ridurre il più possibile l’uso della doccia. Naturalmente, in tutto questo, i team di 125 e Moto2 passano in secondo piano, perché non hanno certo i mezzi economici per affrontare simili spese e sono quelli che non possono stare all’interno del circuito a dormire e mangiare. Siamo alle solite: le classi minori non contano assolutamente nulla.


Per tutto questo, dico che è vergognoso far disputare il GP del Giappone.