La vista e i record incredibili dei piloti MotoGP

La vista e i record incredibili dei piloti MotoGP
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I piloti MotoGP sbattono le palpebre meno spesso dei piloti Moto2 e Moto3. E in genere i piloti sbattono le palpebre molto meno di noi comuni mortali. Perché? Lo rivela e lo spiega un progetto di ricerca di SIFI e del team LCR
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13 gennaio 2022

Nella MotoGP di oggi è tutto estremo: le velocità, i carichi sul corpo e le situazioni pericolose che si possono presentare in una frazione di secondo. Si dice “in un batter d’occhio” o “in un battito di ciglia” per indicare una frazione di tempo piccolissima. Ebbene, mediamente quella di battere le palpebre è un’azione involontaria da 0,15 secondi che ognuno di noi compie circa 13.000 volte al giorno. Ma non nella MotoGP. Qui c’è un record misurato tra un battito di ciglia e l’altro: 540 secondi, nove minuti circa. In pratica se un normale individuo sbattesse le proprie palpebre con la stessa frequenza del record di un pilota in gara, ciò avverebbe soltanto 160 volte: sovrumano. 

Come lo sappiamo? Merito di Lucio Cecchinello. Le moto da corsa sono piene di marchi e di sponsor, alcuni noti e altri meno come SIFI. Il logo di questa azienda italiana compare nel box del team LCR, Lucio Cecchinello Racing, e attualmente sulle tute di Alex Marquez e Takaaki Nakagami.

SIFI è un'azienda italiana impegnata in ricerca, farmacia e tecnologia medica relativa all'oftalmologia. La collaborazione con LCR è una partnership di progetto, per una ricerca congiunta che ha lo scopo di analizzare gli occhi dei piloti. Cal Crutchlow è stato il primo ad essere esaminato fin dal GP di Valencia del 2015. Poi è stato il turno di Nakagami e dal 2019 tutti i piloti di Moto3, Moto2 e MotoGP. Prima della gara e 30 minuti dopo.

I test e i risultati

Durante ogni valutazione, i piloti sono stati sottoposti ai test prima della corsa e trenta minuti dopo essere passati sotto la bandiera a scacchi. Il metodo del doppio test ha rivelato che i tempi di reazione del pilota e le prestazioni della pupilla rimangono in "modalità gara" per un periodo prolungato.

Ma i ricercatori hanno anche scoperto che i piloti della MotoGP sbattono le palpebre molto meno frequentemente rispetto ai colleghi della Moto2 e della Moto3. Sia durante la gara sia quando sono stati invitati a risalire in sella alla loro moto ferma dentro il box. Eppure, nei GP nessun pilota ha sofferto di occhi secchi, arrossati o infiammati nonostante l’aria e il continuo sforzo di guardare verso l’alto. Nessuna irritazione, e questo è molto insolito. Il professor Stefano Barabino, portavoce del progetto, vede diverse possibili ragioni:

"Quando il liquido lacrimale è particolarmente ricco di lipidi - ha detto - il film lacrimale sui tuoi occhi non si rompe e non sei costretto a battere le palpebre. Questa ricchezza di lipidi è da chiarire, ma può spiegare il fenomeno; un'altra ipotesi è che per i piloti della MotoGP il battito di ciglia riflesso nel cervello si spenga per istinto di sopravvivenza. Perché a 300 all’ora ne fai tanti di metri in 15 millesimi di secondo…”

Das Motorrad riporta anche le parole di Carmelo Chines, comproprietario di SIFI, che anticipa gli step futuri del progetto.                        

“Fondamentalmente vogliamo continuare a ricercare le differenze tra gli occhi "normali" e quelli dei piloti MotoGP. Vogliamo anche studiare la relazione tra concentrazione e battito di ciglia, per capire se si può lavorare con piccoli espedienti, esercizi o colliri per contrastare stanchezza, occhi secchi o irritati, e deterioramento della vista. Sono previsti metodi di allenamento esplicito per gli occhi nel 2022 e nel 2023, e in genere vogliamo creare una diversa percezione della 'cura degli occhi' nella società e sensibilizzare le persone alla prevenzione”

Materia molto interessante. E allora qualche consiglio pratico anche per gli amatori. SIFI consiglia di fare un esame della vista ogni anno, poi di utilizzare sempre caschi e visiere di buona qualità. E in terzo luogo, di proteggere al meglio gli occhi, anche nella vita di tutti i giorni, dai raggi UV e, soprattutto, dal vento.