MotoGP 2019 Australia. Dovizioso, Rossi e Simoncelli hanno ragione?

MotoGP 2019 Australia. Dovizioso, Rossi e Simoncelli hanno ragione?
Giovanni Zamagni
Andrea sostiene che alcuni piloti cambiano idea in base a interessi personali e non alla sicurezza; Valentino dice che sarebbe stato più giusto comporre lo schieramento con i tempi delle libere; Paolo afferma che non importa a nessuno di Moto3 e Moto2. Tre opinioni da approfondire
26 ottobre 2019

Sembrava che la decisione di rinviare le qualifiche della MotoGP a domani - qualifiche cancellate oggi per il troppo vento - fosse stata presa all’unanimità. Invece non è stato così: c’era, anche qui, chi non era d’accordo. Cinque piloti - Marquez, Miller, Pol Espargaro, Rins e Zarco - erano dell’idea di disputare comunque le prove, nonostante pericoli evidenti.

La decisione presa è stata giusta: anzi, andava presa prima. Alla fine della giornata, ascoltate tutte le versioni e i pareri provenienti dall’Australia, ne abbiamo scelti tre, che sintetizzano bene quanto è avvenuto e quanto accadrà domani:

Andrea Dovizioso sostiene che chi ha votato per scendere in pista, lo ha fatto solo per interessi personali; Valentino Rossi ritiene sbagliato effettuare le qualifiche domani dopo il warm up; Paolo Simoncelli dice che il pericolo c’era anche per Moto3 e Moto2 e che vengono usati due pesi e due misure.

Hanno ragione? Vediamo caso per caso.

Andrea Dovizioso: "Si guarda a interessi personali". Vero

"La Safety Commission - sono le parole del pilota della Ducati - è uno strumento favoloso e l’opinione dei piloti è importante per migliorare la sicurezza. Negli ultimi tempi, però, ho notato che su certe decisioni non si pensa alla sicurezza, ma al tornaconto personale. Oggi, il problema non era solo l’intensità del vento, ma anche l’imprevedibilità della direzione".

Essendo tra quelli che volevano correre, Marc Marquez si è sentito attaccato da Dovizioso. "La riunione con Capirossi ed Ezpeleta è stata un po’ caotica, alcuni piloti hanno discusso tra di loro. Non ci hanno chiesto se volevamo correre, ma se si sarebbe potuto farlo: secondo me le condizioni non erano peggiori delle FP3. Si poteva guidare, anche se con qualche rischio in più rispetto al solito.

Al di là di questo, quale sarebbe stato il mio interesse? Io il mio lavoro l’ho fatto (intende: il titolo l’ho già vinto, n.d.r.), a me non sarebbe cambiato nulla", è stata la vigorosa replica del pilota della Honda.

Nel caso specifico, Marquez ha ragione, ma ce l’ha anche Dovizioso quando afferma che i piloti sono egoisti (non ha detto così, ma è questo il concetto) e che anche su temi fondamentali come la sicurezza, alcuni cambiano idea in base alla propria convenienza.

Valentino Rossi: "Schieramento con i tempi delle libere". Giusto

Rossi ribadisce un concetto espresso da Dovizioso (e da tutti gli altri piloti, in questo caso sì all’unanimità): "Il vento non solo era troppo forte, ma anche incostante: troppo pericoloso continuare. Il problema più grande era sul rettilineo dei box, è come entrare in un tunnel, ma era pericoloso anche alla tre (la curva 'Casey Stoner' n.d.r.) e all’ultima. E’ stata presa la decisione giusta, sarebbe stato troppo pericoloso, soprattutto in qualifica quando si prova sempre a fare qualcosa in più".

Valentino, piuttosto, non condivide la scelta di effettuare le qualifiche dopo il warm up. "Credo che sarebbe stato meglio formare lo schieramento di partenza in base ai tre turni di prove libere (sarebbe partito dalla terza fila con il settimo tempo, n.d.r.)".

Secondo me Rossi ha ragione, perché le libere si sono effettuate 'regolarmente', nel senso che nessun pilota è stato penalizzato dalle condizioni meteo.

Effettuare il warm up domani significa sottoporre i piloti a uno stress aggiuntivo, oltretutto con i tempi tiratissimi: basta un minimo inconveniente, un ritardo causato da un qualsiasi motivo, per far saltare il programma. A discapito, ovviamente, delle altre categorie. E qui entra in gioco Paolo Simoncelli.

Paolo Simoncelli: "Sicurezza Moto3 e Moto2: non interessa a nessuno". Verissimo

Ai microfoni di Sky, durante la trasmissione Paddock live show, Paolo Simoncelli non ha usato mezze parole: "Non capisco una cosa - ha detto -: se il vento è pericoloso per le qualifiche della MotoGP, perché non lo è anche per le altre categorie. La verità è che della sicurezza di Moto3 e Moto2 non frega niente a nessuno.

Durante le FP3 ci hanno mandato in pista nonostante non ci fossero le condizioni per l’olio in pista, e in qualifica Antonelli è caduto a 245 km/h per una folata di vento, proprio come Oliveira in MotoGP. Le regole dovrebbero essere uguali per tutti, ma è evidente che ci siano due pesi e due misure".

Paolo ha ragionissima, non solo ragione: la Dorna ha fatto tantissimo per la sicurezza, ma per la MotoGP. Per le altre categorie l’interesse è molto minore e tutto viene sacrificato in nome della massima cilindrata.

Vanno però sottolineati due aspetti importanti: la Safety Commission è aperta a tutti i piloti, non solo a quelli della MotoGP, ma nessuno di Moto3 e Moto2 partecipa mai all’incontro del venerdì; se Oliveira non fosse caduto nelle FP4, evidenziando, suo malgrado, la pericolosità del vento, l’ultimo turno di libere non sarebbe probabilmente stato fermato. Perché, come ho già scritto a parte, in MotoGP si risolvono i problemi, ma difficilmente si prevedono.