MotoGP 2019. Dovizioso: "Ho sognato il podio"

MotoGP 2019. Dovizioso: "Ho sognato il podio"
Giovanni Zamagni
Dopo due giorni difficilissimi, Andrea ha disputato una buona gara: “Nei primi giri ho perso un po’ di fiducia, poi però ho trovato un buon ritmo, girando come i migliori. Ancora mezzo giro e avrei preso Miller: non male, per come eravamo partiti. Ci sono tanti piloti in forma”
15 aprile 2019

AUSTIN - Usando un’espressione calcistica, si può dire che Andrea Dovizioso ha “vinto” - passatemi l’esagerazione - pur giocando male: ad Austin il suo obiettivo era limitare i danni, invece lascia gli Stati Uniti con più punti di Marc Márquez e in testa al campionato. Non male per un GP iniziato dal 13° posto...

«Sono partito in maniera perfetta, non potevo far meglio, ma dopo 3 o 4 giri ho preso un grosso rischio alla curva 10, non so come ho fatto a non cadere. Ero dietro a Rins, quindi in una buona posizione, considerando che lui poi ha vinto, ma ho perso fiducia e velocità, ho preso parecchi secondi. Poco alla volta ho ritrovato ritmo; stando dietro a Morbidelli ho visto quanto la Yamaha sia più veloce di noi nelle curve lunghe, mentre io guadagnavo in rettilineo e alla staccata della 12. Ho anche capito che alla 10, l’unico punto dove è stato rifatto l’asfalto, era rimasta un po’ di acqua in traiettoria: è bastato cambiare linea per ritrovare sicurezza. Ho preso di nuovo fiducia, ho passato Morbidelli, e a quel punto ho iniziato a girare come i primi».

 

Hai sperato nel podio?

«Per la verità sì, ho sognato di poter battere Miller. Lui era in difficoltà con la gomma anteriore: mezzo giro in più avrei potuto prenderlo».

 

Cosa dice la caduta di Márquez?

«Sicuramente mi ha sorpreso: la sua caduta dimostra che tutti noi non abbiamo mai la situazione perfettamente sotto controllo al 100%».

 

Nel calcio si dice che quando una squadra vince giocando male, significa che può fare molto bene: si può traslare questo concetto a te?

«Beh sì, chi vince il campionato fa così… Questo non significa che io vincerò il campionato, ma che posso giocarmela. Vado a casa felice: sono emersi spunti che ci devono far ben sperare, ed è un bene essere usciti bene da una situazione piuttosto critica».

 

Adesso siete in quattro in nove punti...

«Sicuramente noi siamo più competitivi del 2018, ma sono cresciuti anche gli altri: è un campionato differente rispetto ai precedenti, perché adesso non c’è solo Márquez, ma anche Rins con la Suzuki e, naturalmente, Rossi, forse anche Viñales. Noi abbiamo la possibilità di giocarcela, ma sarà molto dura, gli avversari sono tanti».

 

Giocarsela in 4 è meglio o peggio che giocarsela in 2?

«Ci sono aspetti positivi e negativi. Un conto è se ti trovi ogni domenica a lottare con 5 piloti per la vittoria, ma solo due possono vincere il campionato, un altro se sono in corsa più piloti. Può essere più difficile fare risultato, ma potrebbe anche essere più facile fare strategia. E cambia anche come si dovrà gestire la tensione».

 

Non pensi, però, che la caduta di Márquez mascheri un po’ il reale valore del campionato? In fondo anche qui stava dominando come in Argentina…

«Sicuramente Márquez ha dimostrato di avere più velocità rispetto al 2018, perlomeno nelle prime due gare. Ma se cadi quando sei davanti, allora forse c’è qualcosa che non va. La sua scivolata su una pista dove ha sempre vinto può anche essere interpretata come un vantaggio per gli avversari. Quindi no, non credo che la sua caduta mascheri i veri valori del campionato».