MotoGP 2019. Rossi: "Perdiamo troppo in rettilineo"

MotoGP 2019. Rossi: "Perdiamo troppo in rettilineo"
Giovanni Zamagni
L’analisi di Valentino dopo il 5 posto di Le Mans: “La M1 è ben bilanciata, è bella da guidare, consuma meno le gomme, ma ci mancano cavalli, siamo in difficoltà sul dritto e in accelerazione uscendo dalle curve lente. Se non altro, ci sono buone prospettive per il futuro”
19 maggio 2019

LE MANS - Non si può dire che non ci abbia provato, ma per diversi motivi la sua non è stata una gara esaltante: Valentino Rossi ci spiega qual è il limite attuale della Yamaha.

«E’ stata una gara difficile. Sono partito abbastanza bene, ma non avevo il passo per stare insieme alle Ducati, perdevo troppo in rettilineo e in accelerazione, in uscita dalle curve lente. Ho cercato in tutti i modi di non perdere la scia per provare a lottare per il podio, ma non è bastato. L’aspetto positivo è che sono più costante dell’anno scorso, ma non basta. In gara tutto si complica, contro la Ducati, perdiamo troppo in velocità massima: ed è un peccato, perché la M1 è ben bilanciata e si guida bene».

 

La Honda è cresciuta nel motore, la Ducati è sempre stata potente; è questo, quindi, il problema della Yamaha?

«Esattamente. Abbiamo migliorato sotto alcuni aspetti, come il consumo delle gomme, e la moto ha un bilanciamento migliore, siamo forti in frenata e a centro curva: ma gli altri hanno molti più cavalli di noi, e soffriamo in tutte le piste. Tra l’altro io sono sempre il più lento tra i piloti Yamaha, e le nostre sono le velocità più basse. La Yamaha, storicamente, non è mai stata fantastica in rettilineo, ma quest’anno sembra che la situazione sia addirittura peggiorata. E’ un peccato, perché la moto è bella da guidare, ma, per regolamento, non possiamo fare più di tanti interventi sul motore. Forse si può trovare qualcosa in accelerazione».

 

E’ una resa?

«Avrebbe dei vantaggi stare a casa da domani e andare alla spiaggia, ma non è così! Bisogna solo essere realistici, ma non ci arrendiamo di certo. In fondo anche oggi, Márquez a parte, eravamo lì a giocarcela con le Ducati. Bisogna vivere alla giornata, pensare gara per gara».

 

In fondo, tu e Dovizioso dite la stessa cosa: il problema è Márquez...

«Sì, il problema di tutti è Márquez: se non fosse caduto ad Austin, avrebbe vinto quattro gare su cinque e in Qatar è stato battuto solo all’ultima curva da Dovizioso. Sta guidando bene e ha una moto competitiva, va un pelo più di tutti gli altri in tutte le condizioni e su ogni pista».

 

C’è qualche aspetto positivo?

«Sì, come ho detto, abbiamo migliorato il rendimento delle gomme, siamo più costanti. E poi, si comincia già a parlare del 2020: c’è una programmazione che è mancata negli ultimi anni. In passato, quando la M1 era vincente, a Brno arrivava comunque già il primo prototipo per l’anno successivo, cosa che non è successa nelle ultime stagioni. Insomma, si sta lavorando, c’è ottimismo per il futuro».

 

Tu sei stato veloce all’inizio e meno alla fine, anche se non sei calato troppo; Quartaro, al contrario, ha faticato nei primi giri ed è stato molto veloce alla fine: le due cose sono legate? In altre parole: con la Yamaha non si può andare forte dal primo all’ultimo giro?

«Quartararo è la sorpresa del campionato: sapevo che sarebbe stato veloce, ma non così tanto. Negli ultimi due GP è andato molto forte: detto questo, non credo che andar forte all’inizio escluda la possibilità di essere competitivo alla fine, e viceversa».