MotoGP: mancano i piloti

MotoGP: mancano i piloti
Giovanni Zamagni
Il caso di Aoyama, sostituto dell’infortunato Pedrosa, è eclatante: più o meno sempre ultimo, staccatissimo dai primi: perché la HRC insiste con il giapponese? Purtroppo non c’è alternativa. Brivio: “E’ sempre stato così”. Guidotti: “Ci vuole il terzo pilota”. Come, di fatto, ha la Ducati con Pirro
28 ottobre 2016

SEPANG – GP Giappone, Q1: Horoshi Aoyama, ultimo a 2”174 dal primo tempo di Bautista. Gara: Aoyama 15esimo a 1’00”155 da Marquez. GP Malesia, FP1: Aoyama 20esimo a 2”691 da Marquez. Due piste, tra l’altro, che Aoyama conosce perfettamente: come collaudatore HRC, su questi due tracciati ha fatto centinaia e centinaia di giri. La prima reazione è ovvia: ma non c’era un altro pilota da mettere sulla RC213V ufficiale di Dani Pedrosa? La risposta, purtroppo, è altrettanto ovvia: no. In Australia, era stato Nicky Hayden a sostituire Pedrosa e lo aveva fatto in maniera più che dignitosa: ma in contemporanea al GP della Malesia c’è quello del Qatar e Niky, naturalmente, è tornato in SBK per disputare l’ultima gara della stagione. Con Hayden impegnato, la HRC non ha avuto alternativa: ha dovuto affidarsi ancora una volta ad Aoyama, che, non dimentichiamolo, è un campione del mondo, ma, evidentemente non è (più) in grado di pilotare una MotoGP.

NON ESISTE ALTERNATIVA

Quanto accaduto alla Honda, naturalmente, può succedere anche alle altre Case: se un pilota si fa male, deve essere sostituito per regolamento. Ma con chi? Anche Davide Brivio, team manager Suzuki, uno che è stato capace di portare in MotoGP piloti come Jorge Lorenzo, Maverick Vinales, Alex Rins (nel 2017), ammette che non esiste un’alternativa.


«I collaudatori delle Case giapponesi corrono nel campionato nazionale SBK e fanno i test nel tempo libero. In caso di emergenza, paradossalmente il campionato migliore dal quale attingere un eventuale sostituto sarebbe la Moto2, ma ovviamente non si può. Si può allora pensare alla SBK, sempre che non ci sia una concomitanza come c’è, per esempio, questa domenica con la Malesia e il Qatar: ma anche la SBK può non essere la soluzione giusta. O meglio, lo è se si può scegliere un pilota con esperienza, che abbia già corso in MotoGP, come nel caso di Nicky Hayden. Il quale, infatti, ha fatto una buona figura in Australia. Non esiste un altro campionato dove trovare un pilota in grado di correre in MotoGP: ricordiamo anche che l’eventuale sostituto si trova in sella a una moto sconosciuta il venerdì mattina, ha solo tre turni per imparare prima delle qualifiche. Per la verità è sempre stato così, ma in passato il problema non si poneva, perché non c’era l’obbligo di sostituire un pilota infortunato» è l’analisi di Brivio. La situazione migliore è quella della Ducati: Michele Pirro è sì un collaudatore, ma molto veloce e spesso in sella a una MotoGP.


«Sì – conferma Brivio – Pirro ha sempre fatto bene quando è stato chiamato come sostituto, perché è veloce e perché conosce già quello che guida, non deve imparare tutto nei pochi turni di libere». La soluzione, quindi, potrebbe essere quella di un terzo pilota.


«Bisognerebbe fare come in F.1, che ogni team ha il terzo pilota pronto in caso di evenienza. E’ vero che noi in MotoGP non ci organizziamo per prevedere un sostituto: un po’ per questioni economiche, un po’ per scaramanzia…».

DUCATI AVANTI IN QUESTO

Sotto questo aspetto, quindi, la Ducati è avanti: Pirro, effettivamente, rappresenta la soluzione ottimale, perché non è solo un bravo collaudatore, ma anche (ancora) un pilota veloce, in grado di fare una figura più che dignitosa in mezzo ai campionissimi della MotoGP. Francesco Guidotti, team manager del team satellite Pramac, svela un dettaglio interessante. «Un team privato come il nostro, non può avere per regolamento un terzo pilota» spiega Guidotti, che a inizio stagione si era trovato nella condizione di dover sostituire l’infortunato Danilo Petrucci. In Argentina, proprio per mancanza di alternativa, venne fatto arrivare venerdì sera Michele Pirro. «Il problema è che la MotoGP è l’unica categoria tra tutte quelle del motociclismo in pista che non ha l’omologo campionato nazionale: quindi, non ci sono piloti che conoscono queste moto. Mettere in sella un pilota che non conosce queste gomme, questi freni, che magari non ha nemmeno mai visto la pista è inutile e anche rischioso. Se proprio devi sostituire un tuo pilota, l’unico campionato dal quale poter attingere è la SBK, ma anche in questo caso non vanno tutti bene, ci vuole qualcuno di esperienza che non faccia danni» è l’opinione di Guidotti. Anche secondo lui, bisognerebbe pensare a un terzo pilota. «Sì, quella sarebbe la soluzione, avendo però la possibilità di farlo girare nei test».


Per tutto questo, ecco perché la HRC è stata “costretta” a dare la preziosa moto di Pedrosa ad Aoyama.