MotoGP: Suzuki, che succede?

MotoGP: Suzuki, che succede?
Giovanni Zamagni
Nonostante le parole di Shinichi Sahara (“Nel 2022 avremo un team manager”) a pochi giorni dai primi test invernali, non arrivano annunci ufficiali dal Giappone. Vista da fuori, la situazione sembra molto critica, in un anno cruciale anche per i rinnovi contrattuali dei piloti
19 gennaio 2022

Un vecchio detto inglese recita: “No news, good news”, “nessuna novità, buone novità”. Non è, però, adatto alla Suzuki: in questo caso è giusto riformularlo in: “No news, bad news”, “nessuna novità, cattive novità”. Vista da fuori - è giusto precisarlo, la situazione potrebbe essere differente da quella che appare - sembra un momento molto complicato per la Casa giapponese, campione del mondo con Joan Mir nel 2020.

Ma dopo essere arrivata al vertice, la Suzuki è entrata in un vortice di negatività preoccupante: il passaggio alla F.1 di Davide Brivio, il team manager che aveva costruito il giochino vincente, ha creato una situazione nuova, che in Giappone non sono stati in grado di gestire. Forse, all’inizio, è stato sottovalutato il ruolo ricoperto da Brivio: si è pensato che fosse sufficiente suddividere in maniera differente le mansioni e dare maggiore responsabilità al direttore tecnico Shinichi Sahara.

Non ha funzionato: il 2021 è stato un anno complicatissimo, sia tecnico sia gestionale, tanto che lo stesso Sahara, a ottobre, a Portimao, ha dichiarato: “Stiamo cercando un team manager, abbiamo capito che serve per il 2022”. Da quanto si era intuito, la nuova figura sarebbe stata annunciata a Valencia, in occasione dell’ultima gara, quindi nei test di Jerez. Niente di tutto questo. E a mesi di distanza ancora tutto tace.

Patata bollente

Eppure, è evidente che un team manager serva, eccome. C’è bisogno di qualcuno che spinga sull’acceleratore delle innovazioni tecniche: nel 2021, c’è voluta metà stagione per portare in pista “l’abbassatore”; un ritardo che si è aggiunto ad altre mancanze sullo sviluppo. E a fine anno un paio di ingegneri se ne sono andati. C’è bisogno di qualcuno che sappia relazionarsi con i piloti: Joan Mir è fortissimo, ma anche molto focoso, deve essere gestito nei momenti più caldi; Alex Rins è fortissimo, ma fragile, bisogna ricostruire la sua fiducia.

C’è bisogno di qualcuno che pensi ai contratti: con tutti i piloti in scadenza, con la possibilità, reale, che Mir abbia già iniziato le trattative con altre Case (la Honda, per esempio…), ci vuole un uomo capace, in grado di relazionarsi, nel caso anche di scontrarsi con i procuratori. Insomma, la figura del team manager è fondamentale e lo stesso Sahara lo ha capito. Ma, per quello che si sa, ha agito in modo un po’ confuso, contattando parecchi uomini del paddock - uno fra tutti, Francesco Guidotti, ma molti altri -, ma offrendo solamente un anno di contratto, come se si stesse aspettando qualcuno, non Godot, ma Davide Brivio, che in qualche modo rimane il sogno di Suzuki.

Inutile dire che tutti hanno rifiutato un accordo così breve e, a questo punto della stagione, non ci sono uomini liberi. Viene in mente Livio Suppo, ma, evidentemente, non interessa a Sahara. Più passa il tempo e più i problemi aumentano. Anche perché l’eventuale team manager che arriverebbe adesso, si troverebbe alle prese con ritardi pazzeschi - come quello della trattativa con i piloti per i prossimi anni - che potrebbero anche essergli rinfacciati, pur non avendo, ovviamente, alcuna colpa. Insomma, una bella patata bollente, che in Giappone non sanno gestire, perlomeno all’apparenza. Intanto, la nuova stagione sta per iniziare: per essere competitivi, bisogna essere pronti sotto tutti gli aspetti. Suzuki non sembra esserlo.