Nico Cereghini: “Finchè c’è l’aritmetica…”

Nico Cereghini: “Finchè c’è l’aritmetica…”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Mai disperare, ci sono ancora due prove e la prima è già qui, domenica in Malesia. Per Dovizioso riacciuffare Márquez sarà quasi impossibile, ma a Sepang ha vinto nel 2016, e poi non ha niente da perdere
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
26 ottobre 2017

Peccato, il titolo sembra sfumare all’orizzonte per Andrea Dovizioso dopo la gara di Phillip Island. Tutti avevamo creduto nel forlivese e nella Ducati, però recriminare adesso non serve; piuttosto, ci sono due gare da fare e certo sarà molto difficile, ma l’aritmetica non condanna ancora nessuno. Positivi: è la modalità di funzionamento di tutti i veri campioni, il Dovi lo è, e si va subito in Malesia per giocare le ultime due mani della partita.


La pista, per cominciare con il segno più, è tra quelle gradite al Dovi, che l’anno scorso ha vinto meritatamente la gara bagnata e con largo margine davanti a Rossi e Lorenzo. Già, pioveva, e forse ricorderete che il primo e unico successo 2016 di Andrea era maturato con una tattica perfetta: nono vincitore diverso di un campionato molto combattuto, lui aveva saputo preservare i pneumatici sulla pista così abrasiva, con Márquez fuori per caduta e le due Yamaha calate molto nel finale. Pista amica dunque, molto veloce, sulla quale hanno già vinto con la Ducati tanti anni fa anche Loris Capirossi e Casey Stoner.


Ma certo è impossibile non pensare a Marco Simoncelli, quando si torna sul circuito malese, e alla terribile dinamica del suo incidente fatale. Sono passati già sei anni da quel 23 ottobre del 2011, ma le immagini della diretta televisiva sono ferme nel cuore di tutti. Chissà - si domandavano in tanti domenica scorsa davanti allo spettacolo australiano della MotoGP - come si sarebbe battuto il Sic, che amava così tanto il confronto ravvicinato. Il suo talento e la sua risata irriverente ci mancano moltissimo.


Concepito per la velocità e lo spettacolo, il circuito internazionale di Sepang si trova cinquanta chilometri a sud della capitale Kuala Lumpur, ed è parte di un grande complesso con un hotel, un campo da golf ed altri impianti sportivi. La pista, disegnata anche quella dal noto Hermann Tilke, misura esattamente 5.543 metri, ed è una delle più lunghe del mondiale; ha dieci curve a destra e cinque a sinistra, quindici in tutto: quattro sono curve lente seguite da vari rettilinei e tante le curve veloci. E’ un tracciato che favorisce i sorpassi e le alte velocità, l’anno scorso la media fu vicina ai 150 orari; il rettilineo più lungo misura 920 metri, e la punta massima di velocità rilevata è quella della Ducati di Iannone nel 2015, con 339.9 chilometri orari. Da ricordare che qui Rossi ha vinto (e corso) più di tutti: sei successi per Valentino contro i tre di Pedrosa e i due di Stoner.


In Malesia fa sempre molto caldo, e con alti tassi di umidità. Ricordo un’intervista a Danilo Petrucci tempo fa: il pilota Ducati Pramac diceva che Sepang per lui si traduce in dolorose vesciche alle mani, con le due grandi frenate dove si passa dai 330 ai sessanta all’ora e il sudore che inzuppa la tuta, i guanti e gli stivali. Perché qui, oltretutto, si corre alle sedici locali per andare incontro al pubblico televisivo europeo, e a metà pomeriggio il caldo è al top della giornata. Tutti i piloti però ammettono che guidare a Sepang è molto divertente, e ricordo che il più felice di tutti, quando si venne nello scorso febbraio per i test, era Maverick Viñales, che aveva dominato sui tre giorni con la sua nuova moto. Sono passati pochi mesi da allora, e il campionato ha riservato più di una sorpresa: Yamaha, che è famosa per il suo equilibrio, soffre di alti e bassi; Honda, che alla vigilia pareva soffrire, ha sistemato il motore e l’elettronica; Suzuki, che con Iannone aveva segnato il secondo tempo, poi si è persa. Soltanto Dovizioso ha confermato gara dopo gara le ottime impressioni di quei primi giorni dell’anno, mentre Jorge Lorenzo, che nei test soffriva, ha trovato progressivamente un buon feeling con la Ducati. Anche se la vittoria ancora gli manca, ma attenzione: negli ultimi cinque anni qui è sempre salito sul podio.


Per concludere, ricordo che a Sepang si viene ininterrottamente dal ’99 - allora con le 500 a due tempi all’inizio del campionato - e le prime due edizioni andarono a Kenny Roberts Junior con la Suzuki. Sembra preistoria, eppure Valentino Rossi era già presente a Sepang fin dal primo anno, e avrebbe poi conquistato il titolo mondiale con l’Aprilia 250: scattò dalla pole e fu quinto nella gara vinta da Capirex. Nel 2000 invece il Dottore era già sulla Honda 500 con la squadra di Jeremy Burgess, anche se non concluse la corsa, mentre l’anno dopo già vinceva GP e campionato. Una carriera, la sua, che - a guardare domenica scorsa la battaglia di Phillip Island - non sembra flettere mai.

 

Per tutti i fan Ducati: potete seguire le gare sui profili social di UnipolSai Corporate seguendo l’hashtag #forzaducati su Twitter, e non perdetevi la diretta Facebook di Nico Cereghini e Bstaaard, che pre-gara commenteranno il GP della Malesia 2017 (clicca qui per fissare un promemoria).