Nico Cereghini: "La testa del pilota conta più del polso"

Nico Cereghini: "La testa del pilota conta più del polso"
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Rainey racconta la sua sfortunata stagione 1993, si congratula con Schwantz, svela come aveva cercato di “entrare nella sua testa”. Perché la testa è tutto, nelle vittorie, o quasi tutto
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
19 gennaio 2021

Ciao a tutti! La testa del pilota è uno dei terreni su cui si lavora sempre di più: oggi tutti i professionisti sono perfettamente consapevoli che il talento e l’allenamento fisico non bastano, che per rendere al massimo si deve intervenire sulla capacità di concentrazione, sulla visione e sull’equilibrio generale. In passato erano pochi a saperlo ma qualcuno, come Agostini, già intuiva che il talento e l’istinto non bastano.

Madre natura ha dotato Ago di una mente lucida e solidissima, e ora leggo sul sito spagnolo Motorsport una dichiarazione di Wayne Rainey che mi fa riflettere. Ecco un altro pilota straordinariamente tosto, tenace, sempre molto motivato. Il californiano, dopo aver premesso che il titolo del ’93 andò meritatamente a Kevin Schwantz, entra nei dettagli di quella sfortunata stagione che con l’incidente di Misano lo ha costretto su una sedia a rotelle.

“Volevo vincere il campionato - dice Wayne - e battere Kevin che andava fortissimo. Volevo che si arrendesse, e allora ho cercato di minare le sue sicurezze, entrando nella sua testa. Come facevo con i miei compagni di squadra, i primi che vuoi battere: se stai davanti al tuo compagno fin dalle prove, gli togli la sicurezza. Ho provato a farlo anche con Kevin, ma era molto forte e poi lottando con me migliorava. Alla fine lui ha vinto bene, ha fatto un ottimo lavoro e tutti dovrebbero riconoscerlo”.

E’ sportivo vero Rainey. E molto americano. “Entrare nella testa” può fare un po’ impressione, ma Wayne esprime bene il concetto: per battere un rivale devi mettergli il dubbio che non possa competere con te, che tu sia più forte, e devi lavorare per incrinare le sue certezze. Perché il punto è che si vince, o si perde, prima di tutto con la mente. Ago, Kenny, Rainey erano dei vincenti prima ancora di saltare in sella. Tanti altri, non faccio nomi perché non è bello, non lo sono, e te ne accorgi facilmente da come parlano, da quanto parlano, da come si muovono.

Nel team Yamaha, per limitarci al marchio di Wayne e di Kenny (e anche di Ago) hanno perso un pilota come Valentino, che è stato a lungo un vincente ma da un po' fatica, e puntano sulla coppia Vinales-Quartararo. Sembrava una scelta più che giusta, quando è stata presa circa un anno fa, ma adesso appare meno fortunata. Non tanto per Rossi, io condivido l’opportunità di assisterlo con la moto ufficiale senza coinvolgerlo nella squadra interna e nello sviluppo: bisogna puntare sui giovani come ha fatto anche Suzuki.  Ma i due, Maverick e Fabio, sono abbastanza attrezzati?

Sono belle manette e hanno tanto talento, su questo non ci piove, ma la loro terribile incostanza è allarmante. Fossi un loro rivale, mi sentirei vincente prima ancora di partire. Fossi invece Lin Jarvis cercherei alla svelta qualche strada per “entrare nella loro testa” e fare ordine. Ci sono degli esperti che su quel terreno sanno ottenere grandi risultati. Serve migliorare la loro capacità di concentrazione, la motivazione, l’approccio con la gara e con le difficoltà. Parola di Rainey.