Nico Cereghini: “Márquez vince, ma non basta”

Nico Cereghini: “Márquez vince, ma non basta”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Sotto il podio lo fischiano anche in Australia, non soltanto da noi. Che cosa non convince il pubblico di mezzo mondo? Invece di scandalizzarci, proviamo a capire
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
24 ottobre 2017

Punti chiave

Ciao a tutti! Ci fosse stato anche il Dovi, lì davanti a menar fendenti, sarebbe stata la gara perfetta. Invece il pilota Ducati è rimasto indietro, purtroppo il titolo svanisce al 90 per 100, e del resto contro un Márquez così è già onorevole averci provato, averlo messo sotto pressione per un po’. Dovizioso lo ha fatto, gli altri no. Tanto di cappello.


Tornando alla corsa australiana della MotoGP, la battaglia è stata furibonda e forse esagerata, però questa volta me la sono goduta senza troppa ansia. Quando vedo carena contro carena i ragazzini della SSP 300, allora sì che mi allarmo: sapranno davvero quello che fanno e che rischiano? Ma con i professionisti del MotoGP - e uso il maschile per intendere le tre classi - sono abbastanza tranquillo. Le ruotate nella schiena e nelle gambe non fanno bene a nessuno, ma quelli sono i piloti migliori del mondo, non rischiano a vanvera, e le pacche sulle spalle a fine gara chiudono ogni discussione. Phillip Island è una pista speciale, non è la prima volta che vediamo uno spettacolo del genere, e poi forse le gomme livellano molto le prestazioni.


Voglio piuttosto soffermarmi sui "buuu" sotto il podio rivolti a Marc Márquez e che continuano a stupire qualche anima candida. Io sono tra quelli che hanno a cuore il nostro sport, ho invitato pubblicamente Rossi a mettere una pietra sopra il finale del 2015, mi fa davvero piacere che i due adesso si guardino e si parlino quasi normalmente. Continuare la guerra sarebbe brutto e troppo pericoloso. Credo che Valentino non abbia perdonato a Marc quella che considera un’offesa subita (l’ostruzionismo di Sepang e poi la gara di Valencia ostentatamente sacrificata a Lorenzo), ma che per lo meno l’abbia digerita. Conscio anche lui - ma questa è una mia illazione - di aver fatto più di un errore. Chiarita la mia posizione personale, sulla quale naturalmente si può concordare oppure no, dico che sotto il podio si può applaudire o fischiare con la stessa libertà.


Che Márquez sia un grande campione ormai non possono esserci dubbi, ma è evidente che sta antipatico a tanti anche dall’altra parte del mondo, persino nel Paese di Casey Stoner, che proprio amico di Rossi non è mai stato: tante bandiere per lui, soprattutto nelle mani dei più giovani, ma anche rumorosa disapprovazione.


Bisogna farsene una ragione, e non è nemmeno una novità nel nostro stesso sport. Abbiamo avuto piloti molto graditi da tutti, direi addirittura adorati. E me ne vengono in mente tanti, come Hailwood, Saarinen, Sheene o Schwantz. Altri piloti sono stati amati da una gran parte degli appassionati e però addirittura detestati da altri: come Agostini e adesso Lorenzo e Rossi. E ci sono stati dei piloti che pur vincendo tanto non hanno convinto affatto la maggioranza degli spettatori italiani. Come Phil Read, che aveva una gran bella guida ma era spesso scorretto. Perché queste diverse percezioni? Ogni caso andrebbe analizzato nei dettagli, ma per quanto riguarda Marc Márquez è abbastanza facile capire che molti sono delusi: era il grande talento emergente, piacevano molto il suo modo di fare e il suo sorriso. Alcuni si sono sentiti traditi personalmente, altri pensano che lui abbia tradito soprattutto lo sport, molti credono che quel sorriso sia una maschera e che lui sia diverso da quello che vuole apparire. Io non lo fischierei perché per metà lo adoro, e mai vorrei che cadesse (anche se cadere sembra persino piacergli). Ma capisco anche i "buuu", e non li condanno.

Marquez, vincere non basta