Nico Cereghini: “Viva la FIM, viva Aleix Espargaro”

Nico Cereghini: “Viva la FIM, viva Aleix Espargaro”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
A un mese dal dramma del quindicenne Dean Berta Vinales a Jerez, la FIM comunica l’innalzamento dell’età minima, graduale in un paio d’anni. Al mondiale solo da maggiorenni. E incredibilmente cominciano i distinguo…
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
25 ottobre 2021

Ciao a tutti! E’ passato esattamente un mese dalla tragedia che è costata la vita al quindicenne Vinales nella SS300 di Jerez, la FIM risponde in tempi record (il venerdì di Misano) alle pressioni che tutti, noi per primi, abbiamo fatto per alzare l’età minima nelle corse di moto, e adesso, roba da non credere: c’è gente che protesta.

Diciotto anni, anziché sedici, per correre in Moto2, in Moto3 e in Super Sport. Un anno in più rispetto alle regole di oggi per tutte le altre categorie; poi l’air bag obbligatorio per tutti, una commissione permanente per migliorare le protezioni “in particolare nella zona del torace e del collo”. Fatale per Vinales è stato l’investimento dopo la caduta, un evento che coinvolgeva il terzo giovanissimo in quattro mesi: lì per lì tutti a disperarsi, e un mese dopo già spuntano i distinguo.

I piloti, sentiti da Zam a Misano, sono generalmente favorevoli. Lo sono Marc Marquez e Valentino che sono approdati nel mondiale da minorenni, lo è un po’ meno Bagnaia (“16 o 18 non fa molta differenza”, dice) e poi giustamente Pecco avverte: l’unico modo per imparare è ricevere sanzioni severe per tutte le scorrettezze e senza aspettare che ci siano conseguenze.

Giusto, e aggiungo: tutti i bambini e i ragazzini appassionati guardano le gare dei più grandi alla televisione. E lì che imparano, è lì che bisogna essere severissimi, immediatamente e senza aspettare che la scorrettezza provochi un incidente con le relative conseguenze. E’ vero, è fondamentale educare tutti i pilotini al rispetto delle regole e dell’avversario, farlo con maggiore impegno a tutti i livelli. Ma questo è un aspetto del problema. L’altro, appunto, è l’età minima.

E’ Aleix Espargaro che più mi piace e ci riporta al cuore del tema quando dice che le nuove misure sono giuste, che bisogna adattarsi ai tempi, che adesso è troppo pericoloso, che i ragazzini della Moto3 non sono preparati, che nei campionati nazionali si va troppo forte, che a dodici anni o tredici non ha senso andare a 200 all’ora sulle piste vere, che bisogna rimanere più a lungo nei kartodromi. “I fenomeni arriveranno lo stesso -chiude Aleix- solo qualche anno più tardi”.  

Ho il massimo rispetto per tutti i genitori che portano i piccoli a girare nelle pistine o a saltare nei campetti con le minimoto. La stragrande maggioranza di quei pilotini gioca e si diverte, respira la nostra passione, la coltiva, e se soltanto uno su cento diventerà un pilota fa niente, è secondario. Sono i motociclisti di domani.

Tutto bello, soprattutto se come immagino ogni genitore si preoccupa di garantire la sicurezza dei bambini con il migliore equipaggiamento e con l’educazione al rispetto dell’avversario. La fretta non aiuta, anzi nuoce: nulla può essere trascurato, dall’allacciatura del casco alla pressione delle piccole gomme e all’efficienza dei freni. E’ un bel gioco da affrontare seriamente, perché allora bisogna bruciare le tappe e arrivare al professionismo da minorenni? Parliamo di un campionato mondiale, parliamo di uno sport pericoloso. La FIM è stata incisiva e rapida, viva la FIM.

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