Test MotoGP. Rossi: "Non è andata così male"

Test MotoGP. Rossi: "Non è andata così male"
Giovanni Zamagni
Il 2012 inizia con la Honda sempre davanti a tutti, la Yamaha insegue a un secondo e la Ducati di Rossi a 1”671: con le 1000 i valori sono gli stessi che con le 800. Bautista nel team Gresini al posto di Sic | G. Zamagni, Valencia
8 novembre 2011

VALENCIA – Il 2012 inizia con la Honda sempre davanti a tutti, la Yamaha insegue a un secondo e la Ducati di Valentino Rossi a 1”671: come dire che, per il momento, con le 1000 i valori sono gli stessi che con le 800.
L’unica differenza è che il più veloce è stato Dani Pedrosa e non Casey Stoner, battuto di 136 millesimi dal compagno di squadra. Ma non cambia la sostanza: la Honda era la più competitiva nel 2011 e rimane il punto di riferimento per il 2012. “Ma c’è molto da fare” assicura Casey Stoner, che però, ammette anche che la “moto è competitiva”. In Casa Honda c’era un solo motore e due telai differenti da provare. “Uno come il primo utilizzato a Jerez a maggio – spiega Casey -, l’altro evoluzione”.
Anche Dani Pedrosa si è detto soddisfatto: lo spagnolo, tra l’altro è stato l’unico ad andare più veloce con la 1000 rispetto al tempo in qualifica ottenuto sabato con le 800: Dani si è migliorato di ben sette decimi. Tutti gli altri sono stati più lenti, nonostante una giornata dalla temperatura pressoché ideale: “Per le gomme, perché abbiamo lavorato sugli assetti e perché la pista, dopo due giorni di pioggia, non era al meglio” ha spiegato l’australiano campione del mondo.


DUCATI: STESSI PROBLEMI

Al mattino, c’è grande attesa per la prima uscita ufficiale di Valentino Rossi in sella alla Ducati con telaio perimetrale in alluminio: la gran parte dei tecnici del paddock accorre a vedere la Desmosedici. “Siete preoccupati, eh?” butto lì scherzando a uno dei meccanici di Casey Stoner. La risposta è secca e piuttosto ironica: “Sarei preoccupato solo se ci salisse Stoner…”.
In tutto, Valentino mette insieme 71 giri - solo Spies ne ha fatti di più: 73 -, il migliore dei quali, il 25esimo, in 1’33”857, 1”671 più lento di quello di Pedrosa. Come dire, che in termini assoluti il distacco non è cambiato, perché in qualifica Rossi aveva pagato 1”617 dalla pole, mentre nelle libere del GP di Valencia era stato di 1”649. Insomma, la moto è stata stravolta, ma il risultato è lo stesso, come peraltro aveva anticipato l’ingegnere Filippo Preziosi alla vigilia: “Le misure sono le stesse della moto vecchia, non ci saranno grandi cambiamenti nei tempi”, aveva detto l’ingegnere della Rossa. Così è stato.
“Le difficoltà a centro curva non sono state risolte – commenta Vale piuttosto abbacchiato -, anche se con il motore 1000, che va piuttosto forte, riesco a guidare un po’ meglio. Adesso che abbiamo più cavalli, facciamo fatica a scaricare tutta la potenza a terra: comunque, considerando che è stato il primo test con una moto completamente nuova, non è andata così male. L’importante è raccogliere dati e lavorare al meglio in questi mesi prima dei prossimi test (31 gennaio, nda)”.
Siamo solo all’inizio di un’impresa davvero complicata.
Non è sceso in pista Nicky Hayden, perché nella caduta di domenica si è rotto lo scafoide il radio destro: una brutta botta per il pilota americano.


DOVIZIOSO DEBUTTA IN YAMAHA

Dopo dieci anni con la Honda e quatto in MotoGP, Andrea Dovizioso ha debuttato in sella alla Yamaha M1, guidando sia la 800 sia la 1000. Andrea ha chiuso con il settimo tempo, alle spalle, per 2 millesimi, di Valentino Rossi e a 1”673 da Pedrosa. Ma, per come è fatto il Dovi, il tempo è l’ultimo aspetto da guardare.
“E’ stata una giornata strana – spiega – con tante novità in una volta sola: moto, squadra, regolamento. Oggi era importante prendere confidenza con la moto: il punto forte è l’entrata in curva, davvero spettacolare, quello debole è l’uscita e in accelerazione perdo davvero troppo. Ma il potenziale è sicuramente alto”.
Dovizioso si è limitato a provare una sola 1000, mentre Spies ha testato due motori e due telai differenti, che domani arriveranno anche ad Andrea.


BAUTISTA CON GRESINI

In una giornata particolarmente caotica per le trattative – con alcuni risvolti perfino grotteschi – è stato praticamente raggiunto l’accordo tra Alvaro Bautista e il team Gresini: domani, se arriverà il nulla osta dal Giappone dalla Suzuki, Bautista potrà provare la Honda RC212V 800, ma è comunque praticamente sicuro che lo spagnolo prenderà il posto di Marco Simoncelli. Se così sarà, Andrea Iannone rimarrà in Moto2, perché con Lucio Cecchinello correrà con ogni probabilità Stefan Bradl. Il campione del mondo della Moto2 ha debuttato oggi sulla 800, ufficialmente “come regalo per aver conquistato il titolo”, ma è chiaro che non si tratta di una prova fine a se stessa. Bradl ha ottenuto il nono tempo in 1’34”330, quindi a 2”144 da Pedrosa, ma tre decimi più rapido di Toni Elias con la stessa moto in qualifica. Il debutto è stato considerato positivo: Bradl continuerà anche domani per poi firmare l’accordo.


DE PUNIET CON LA SUZUKI

Alla vigilia, Paul Denning, team manager Suzuki, aveva detto: “Domani proveremo con Bautista”, a conferma della confusione che regna nel motomondiale. Bautista, però, si è accordato con Gresini e così il manager di Randy De Puniet ha chiesto a Denning di far provare il suo pilota: in quattro e quattr’otto è stato raggiunto l’accordo e attorno alle 13, il francese è salito sulla RGV. Con ottimi riscontri cronometrici: Randy ha fatto 55 giri, chiudendo al quarto posto in 1’33”544, a 1”358 da Pedrosa. “E’ molto meglio della Ducati” ha commentato De Puniet, che oggi però non proverà: il futuro della Suzuki rimane nebuloso e, secondo quanto dichiarato in un comunicato stampa, la decisione verrà preso entro venerdì prossimo.


CRT, CHE PENA

In pista anche quattro CRT: due Suter-BMW, una FTR-Kawasaki e una con telaio italiano e motore BMW. Tempi naturalmente altissimi, anche perché i piloti non sono di primissimo piano.
“Sono pericolosi” ha tuonato Stoner. Ma, bisogna rassegnarsi, quello è il futuro.

 

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