Valentino Rossi: 25 stagioni di Motomondiale. In 25 scatti

Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
La stagione che sta per iniziare rappresenta un primato incredibile nella storia del motociclismo. Ma potrebbe essere anche l’ultima: lui stesso attende le prime gare 2020 per decidere sul suo futuro
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
6 febbraio 2020

Venticinque stagioni sono davvero tante. Le abbiamo raccolte in una gallery, dalla 125 fino alla MotoGP. E certamente sono state tutte avventure emozionanti, ricche di contenuti anche quando non sono state vincenti.

Il momento davvero speciale per Valentino, come lui ha ripetuto spesso, è quello dell’esordio trionfale sulla Yamaha a Welkom, Sud Africa, 18 aprile 2004, con la pole e poi la vittoria di misura su Max Biaggi. Quella è stata una giornata perfetta anche per tutti i suoi estimatori, ma altri episodi sono altrettanto memorabili.

La sua prima stagione con la 125 Aprilia è uno di quelli, con tutte quelle cadute, la vittoria di Brno e soprattutto la meraviglia che fin da subito Valentino seppe suscitare con le sue traiettorie speciali dentro e fuori dalla pista. Aveva ancora tutto da imparare, Rossi, ma già si capiva che possedeva del gran talento.

Il primo titolo alla seconda stagione, 1997, e soprattutto le undici vittorie servirono a confermare la sua vocazione, e quando in 250 replicò la procedura - casino il primo anno, titolo il secondo - allora tutti capirono che anche in 500 avrebbe fatto centro.

Quasi tutti. Max Biaggi fu uno di quelli che seminavano dubbi, la rivalità era già nata prima del passaggio di classe, e fu tenacemente cercata da Valentino. Il cannibale è datato 1999, quella è per me una tappa fondamentale nella crescita di Rossi, che da giocherellone è diventato pilota vero, affamato e convinto.

Con Honda è stato un quadriennio strepitoso: team e moto giusti per il pilota più forte dell’epoca. A me, naturalmente, è piaciuto particolarmente il 2001 con il primo titolo in 500 al secondo tentativo, ancora undici successi parziali, la sicurezza e la capacità del Dottore di costruirsi vittorie impossibili.
Nel 2001 il pilota Rossi è diventato il fenomeno Rossi, adorato dal pubblico e riconosciuto da tutti i colleghi.

Con la Honda la MotoGP è stata per Vale fin troppo facile, ma quel biennio 2002/2003 - venti vittorie totali e i due titoli - gli è servito per rinforzare le sue aspirazioni e sognare l’impresa storica. Il 2004 è il momento topico anche per noi.

Da osservatore di mezzo secolo del motociclismo, sono ancora convinto che quella sia stata l’impresa più grande: di cambi di selle ne ho visti tanti, ma nessun campione aveva mai osato lasciare la moto migliore e poi vincere la sfida. Duke, Hailwood, Agostini sono grandissimi, ma fino a lì non sono arrivati. Il sesto titolo di Rossi ha il sapore più gustoso.

Dal 2004 al 2009 stagioni esaltanti, le migliori della carriera di Rossi. Quattro titoli in sei anni, quarantaquattro vittorie, una gran bella guida, la rivalità con Stoner che ancora oggi fa discutere gli appassionati. Qualche volta Valentino le ha prese, più spesso le ha date, è stato bello seguirlo. Poi lo sfortunato 2010 e quindi il tentativo fallito con Ducati.

Ero tra quelli che credeva nel matrimonio tutto italiano, lo ammetto. Invece è andata come è andata: il pilota si era illuso, la Ducati pure, erano anni difficili anche per i conti della Casa italiana. Resta un biennio non memorabile, il 2011/2012, che ancora oggi lascia cicatrici difficili da cancellare.

E poi il ritorno in Yamaha nel 2013. Per molti, con le vittorie e i titoli sempre più sfuocati alle spalle del 46, si era già arrivati alla fase del calo fisiologico, ma io non sono d’accordo: Valentino era ancora lui, era veloce, aveva fame, è stato capace di cambiare la sua guida e di adattarsi a situazioni più difficili. E’ un peccato che sia stato proprio l’anno 2015 a rappresentare il miglior Rossi del periodo Yamaha-2, quella resta la stagione più chiacchierata del motociclismo. Dopo quel 2015, la M1 ha progressivamente perso terreno mentre il talento di Márquez definitivamente maturava.

Quello sì, che era fisiologico. Che arrivasse un altro campione, intendo. Venticinque anni di carriera sono tanti, era prevedibile che nell’arco di un quarto di secolo sbocciasse un altro grande talento. Ora Valentino Rossi sta per iniziare la sua venticinquesima stagione, e il momento è delicato. A che punto è la nuova M1?

Troverà il Dottore le conferme che cerca? Entro qualche mese sapremo se per lui ci sarà anche la ventiseiesima, o si fermerà.

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