La Safety Commission dei piloti SBK

La Safety Commission dei piloti SBK
Carlo Baldi
Si è tenuta ieri la prima riunione per definire la Safety Commission dei piloti della Superbike, che hanno votato per stabilire i loro rappresentanti | C. Baldi, Silverstone
3 agosto 2013

Punti chiave


Sembra ci sia voluta una tragedia
per convincere i piloti della Superbike ad organizzare una Safety Commission in grado di far sentire la loro voce. Ieri sera a Silverstone si è tenuta una prima riunione alla presenza di quasi tutti i piloti del mondiale Superbike. Non è stato un buon inizio, con Laverty assente non giustificato e Sykes presentatosi in grave ritardo. Si sono comunque svolte regolarmente le votazioni, per eleggere i rappresentanti dei piloti che dovranno dar voce a quelli che di fatto sono gli interpreti principali dello sport motociclistico, ma che sino ad ora raramente hanno avuto modo di discutere di sicurezza con chi le gare le organizza o le gestisce.


Gli “exit poll” danno per certa l’elezione di Melandri e di Checa, affiancati probabilmente da Camier. Ma solo questa sera conosceremo ufficialmente i nomi dei rappresentanti della nascitura Safety Commission. A nostro parere sarebbe stato meglio se a rappresentarli i piloti avessero scelto non dei piloti, ma addetti ai lavori o ex piloti, persone che abbiano effettivamente il tempo di valutare le condizioni della pista o gli eventuali pericoli per chi corre. I piloti sono notoriamente mossi dalla passione e dall’agonismo e difficilmente potranno decidere a mente serena, senza tener conto della loro condizione personale e della loro voglia di gareggiare. A Mosca sono stati in molti a scagliarsi contro la Direzione di gara dopo il tragico incidente che è costato la vita ad Antonelli, compresi quei piloti che poche ore prima avevano corso un’intera gara su di una pista bagnata, utilizzando gomme slick.


E’ giusto che i piloti abbiano modo di sedersi al tavolo della sicurezza, ma poi a decidere deve essere una commissione “super partes” che non sia condizionata dal parere dei piloti o degli interessi delle televisioni o degli sponsor, ma che stabilisca se effettivamente esistano le condizioni di sicurezza necessarie allo svolgimento di una gara. Non condividiamo infine il parere di chi afferma che la Superbike debba prendere esempio dalla MotoGP. Se nel campionato GP la sicurezza fosse veramente tenuta nella giusta considerazione non correrebbe in circuiti come Laguna Seca o Indianapolis. La sicurezza non è mai sufficiente e va migliorata in tutti i campionati e in tutti i circuiti, perché stiamo parlando della vita dei ragazzi che scendono in pista.