Covid. L'Italia verso una nuova stretta? Le varianti fanno paura

Covid. L'Italia verso una nuova stretta? Le varianti fanno paura
Marco Berti Quattrini
Comuni in lockdown, province in arancione "rinforzato" e regioni in bilico tra libertà e prudenza. L'Italia fa i conti con le varianti inglese e scozzese
24 febbraio 2021

Il Dpcm anti-Covid si avvicina alla scadenza del 5 marzo e sembra che anche Draghi confermerà il sistema delle fascie. Quelli che potrebbero cambiare sono i parametri per passare da un colore all'altro. Ovviamente si andrebbe verso una stretta, perché le varianti fanno paura e il piano vaccinale va a rilento. Quasi un terzo delle infezioni ad oggi sono causate dalla variante inglese e già a metà marzo sarà dominante.

Per ora si sta operando con rapidità, intervenendo sui singoli focolai circoscrivendo localmente il contagio. Ma sarà sufficiente? Ha senso che regioni con focolai importanti rimangano gialle o si dovrebbe allargare la zona di attenzione e porre l'intera area in fascia arancione? Sono questi gli interrogativi ai quale dare risposta in questi giorni.

Un esempio è la Lombardia che resta gialla nonostante la provincia di Brescia, otto Comuni della bergamasca e uno di Cremona siano già in "arancione rinforzato"; che significa: scuole chiuse e divieto di recarsi nelle seconde case. Nel bresciano si sta diffondendo con rapidità la variante inglese e, sempre a causa delle varianti, i Comuni di Bollate (Milano), Castrezzato (Brescia), Viggiù (Varese) e Mede (Pavia) sono già in zona rossa.

Con questa situazione la Lombardia potrebbe passare presto in fascia arancione o, secondo i più pessimisti, nel caso in cui si ritardi l'applicazione di norme più severe, ci si potrebbe trovare tra una settimana a dover addirittura entrare direttamente in fascia rossa. Preoccupano in particolare Brescia dove si registra un tasso di contagi doppio rispetto al resto della Lombardia e anche la situazione di Varese dove è stata trovata la variante scozzese del virus, variante sulla quale non c'è ancora certezza in merito all'efficacia dei vaccini. 

In Emilia-Romagna, che è arancione, è stato attuato un arancione scuro con negozi aperti, ma scuole chiuse (ad eccezione di asili e infanzia). Vietati anche gli spostamenti da giovedì 25 febbraio  fino all'11 marzo, per i 14 Comuni rossi che fanno capo all'Ausl di Imola. In Liguria, anche in questo caso arancione, è prevista la chiusura di tutte le scuole fino al 5 marzo nei distretti di Ventimiglia e Sanremo. L'Abruzzo (arancione) ha il record di pazienti ricoverati in terapia intensiva e sono in zona zona rossa fino al 28 febbraio le province di Chieti e Pescara. Anche qui a preoccupare è la variante inglese. Dal 25 febbraio al 7 marzo saranno in lockdown anche sei comuni dell'aquilano. Stesso copione in Umbria che, pur essendo arancione, ha prorogato fino al 28 febbraio la zona rossa per la provincia di Perugia e per alcuni comuni del ternano. In Molise (arancione) un comune su quattro fino al 7 marzo è in zona rossa. La stessa situazione si registra in Toscana dove è in zona rossa Cecina o nel Lazio che ha decretato fascia rossa per Torrice (Frosinone), oppure a San Cipirello e San Giuseppe Jato (Palermo) nella gialla Sicilia.

Insomma l'Italia torna ad essere a macchie di leopardo e anche se attualmente sono sette le regioni arancioni (Molise, Campania, Emilia Romagna, Abruzzo, Toscana, Liguria, Umbria) oltre alle province autonome di Trento e di Bolzano, presto altre regioni potrebbero cambiare colore. Buone notizie arrivano solo dalla Liguria, che potrebbe tornare in fascia gialla, e dalla Sardegna che si candida addirittura per la zona bianca.