Honda e i grandi successi a due e a quattro ruote

Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
La più grande tra le case motociclistiche al mondo è diventata famosa anche per le auto, che continua a produrre, e i relativi risultati sportivi
  • Massimo Clarke
  • di Massimo Clarke
6 febbraio 2021

Una dozzina d’anni dopo la sua fondazione la Honda era già la maggiore industria motociclistica del mondo.
Dagli inizi, con produzione di motori ausiliari a due tempi per biciclette (1947), alla realizzazione di moto complete (tipo D) ne sono serviti due soltanto, e altri due per il passaggio al motore a quattro tempi (tipo E, 1951).

Dopo è stato un crescendo straordinario. La produzione di scooter è iniziata nel 1954 e la distribuzione monoalbero ha iniziato ad essere adottata l’anno successivo (SA Dream). Il primo bicilindrico risale al 1958 (C 90, di 125 cm3).
Queste moto hanno ottenuto un grande successo perché ben progettate e costruite utilizzando ottimi materiali e le migliori macchine utensili disponibili; inoltre il controllo qualità era eccellente e la componentistica di prim’ordine.
Tutto ciò si traduceva in ottime prestazioni abbinate a una elevata durata e a una affidabilità pressoché assoluta.

I modelli di piccola cilindrata hanno ben presto riempito i paesi del sud-est asiatico, oltre alla madrepatria, e si sono poi diffusi in tutto il mondo; le loro dimensioni sono cresciute fino alla comparsa, nel 1965, della CB 450 con distribuzione bialbero.

Honda ha sempre creduto nelle corse e lo stesso Soichiro Honda era un grande appassionato degli sport motoristici

La Honda ha sempre creduto nelle corse come mezzo per farsi conoscere a livello internazionale e per acquisire un prestigio non conseguibile altrimenti. Inoltre lo stesso Soichiro Honda era un grande appassionato degli sport motoristici.
Negli anni Cinquanta era venuto in Europa dove aveva potuto visitare alcune tra le principali industrie del settore e aveva potuto valutare il livello delle loro realizzazioni da competizione. In particolar modo aveva apprezzato la tedesca NSU.

Negli anni Sessanta l’impegno della Honda in campo agonistico è stato straordinario. I primi titoli mondiali sono arrivati nel 1961 (classi 125 e 250) e quelli conquistati tra tale anno e il 1967 sono stati ben 16.

A questa casa si deve il lancio in grande stile delle quattro valvole per cilindro, ben presto adottate anche dagli altri costruttori di motori da competizione. Per contrastare le sempre più elevate prestazioni dei motori a due tempi la Honda ha fatto ricorso a un sempre più spinto frazionamento delle cilindrate, realizzando una 250 a sei cilindri, una 125 a cinque cilindri e una 50 a due.

La CB 750 Four è stata una pietra miliare nella storia del motociclismo. Il motore a quattro cilindri, le prestazioni fantastiche e il funzionamento sempre impeccabile le hanno assicurato un successo straordinario. Regina dei primi anni Settanta, ha anche aperto l’era dei freni a disco con comando idraulico
La CB 750 Four è stata una pietra miliare nella storia del motociclismo. Il motore a quattro cilindri, le prestazioni fantastiche e il funzionamento sempre impeccabile le hanno assicurato un successo straordinario. Regina dei primi anni Settanta, ha anche aperto l’era dei freni a disco con comando idraulico

Alla fine degli anni Sessanta la comparsa della CB 750 Four ha cambiato per sempre la scena motociclistica mondiale iniziando l’era delle quadricilindriche in linea trasversale e dei freni a disco con comando idraulico.
Non si trattava di soluzioni inedite ma a lanciarle definitivamente è stata la Honda.

Negli anni Ottanta è arrivato definitivamente il raffreddamento ad acqua e sono entrati in scena modelli leggendari come quelli della serie VF/VFR, quadricilindrici a V con distribuzione bialbero a quattro valvole, spesso con comando a ingranaggi. E poi i bicilindrici a V di 52° (Transalp e Africa Twin) con tre valvole per cilindro e albero a gomiti con perno di manovella sdoppiato e “sfalsato” per abbattere le vibrazioni.

E naturalmente non si possono non menzionare i grossi enduro monocilindrici, dotati di teste con quattro valvole radiali e camera di combustione emisferica.
Nella seconda metà del decennio è iniziata la serie delle CBR a quattro cilindri in linea che ha ben presto visto il passaggio dalla catena di distribuzione centrale a quella laterale e contemporaneamente da sei a cinque supporti di banco.

Le quadricilindriche della serie VF/VFR sono state a lungo le regine della gamma Honda e alcune versioni sportive hanno ottenuto grandi successi in endurance e in superbike. Questa VFR 750F della seconda metà degli anni Ottanta disponeva di 100 cavalli a 10500 giri/min. I quattro cilindri erano disposti a V di 90°
Le quadricilindriche della serie VF/VFR sono state a lungo le regine della gamma Honda e alcune versioni sportive hanno ottenuto grandi successi in endurance e in superbike. Questa VFR 750F della seconda metà degli anni Ottanta disponeva di 100 cavalli a 10500 giri/min. I quattro cilindri erano disposti a V di 90°

Dopo un lungo periodo di assenza dalla scena del mondiale la Honda ha deciso di tornare ai Gran Premi dapprima rimanendo fedele al motore a quattro tempi con la straordinaria NR 500 a pistoni ovali (presentata nel 1979 e vista in pista fino al 1982) e quindi passando al due tempi, la cui superiorità in fatto di prestazioni non poteva essere messa in discussione.

Nel 1982 ha così fatto la sua comparsa la NS 500 tricilindrica con ammissione lamellare, che ha conquistato il mondiale l’anno successivo e che ha dato origine alla RS 500R destinata ai piloti privati. Poi è stata la volta della NSR 500 a quattro cilindri che, continuamente evoluta, ha continuato ad essere la punta di diamante della casa fino a che si è corso con i motori a due tempi.

In totale la Honda tra il 1983 e il 2001 ha conquistato 11 mondiali nella classe 500, dei quali sei consecutivi.

Il debutto con le automobili

Nel settore automobilistico la Honda è entrata nel 1963. Come già avvenuto per le moto, inizialmente le attenzioni sono state rivolte fondamentalmente al mercato interno, con modelli di piccola cilindrata, alcuni dei quali tradivano una certa parentela con la scuola tecnica motociclistica.
Vetture come la S 500 e la S 600 da noi non si sono mai viste, mentre della N360 e della Z 360 (entrambe bicilindriche con motore raffreddato ad aria) sono arrivati pochi esemplari soltanto.

Il vero boom per le auto della casa di Hamamatsu è iniziato nel 1972 con la Civic, inizialmente dotata di un motore monoalbero di 1,2 litri di cilindrata. Grande successo ha avuto anche la Accord, apparsa nel 1976.

I motori Honda di Formula Uno hanno mostrato una straordinaria superiorità nell’ultimo periodo dell’era turbo. Il V6 di 1500 cm3, vincitore del mondiale del 1988 e qui mostrato, erogava oltre 650 CV a 12500 giri/min. Pure quando si è tornati agli aspirati, le vittorie sono continuate...
I motori Honda di Formula Uno hanno mostrato una straordinaria superiorità nell’ultimo periodo dell’era turbo. Il V6 di 1500 cm3, vincitore del mondiale del 1988 e qui mostrato, erogava oltre 650 CV a 12500 giri/min. Pure quando si è tornati agli aspirati, le vittorie sono continuate...

Le corse sono sempre state nel DNA della Honda, che ha iniziato a partecipare alle gare di F1 nel 1964 (poco dopo la comparsa delle sue prime vetture di serie!).
La casa si è impegnata in grande stile fino al 1968 e quindi si è ritirata, senza avere ottenuto particolari successi.

Ben diversa è stata però la storia quando è tornata alle corse negli anni Ottanta, diventando grande protagonista dell’epoca turbo e delle prime stagioni del ritorno agli aspirati; in tale periodo ha infatti vinto ben cinque mondiali piloti in sequenza (1987-1991).