MotoGP dell'Austria 2020. Gigi Soldano, gli altri fotografi e quegli scatti da Pulitzer

  • di Emanuele Pieroni
Il terribile incidente dello Spielberg è stato immortalato da una serie di scatti straordinari che hanno fatto il giro del mondo per la loro drammaticità che, per fortuna, è rimasta racchiusa in quei rettangoli di pixel
  • di Emanuele Pieroni
19 agosto 2020

“Quando sei lì scatti e basta, è tutto così veloce che non hai percezione di nulla”. A parlare è Gigi Soldano, il fotografo delle corse in moto, praticamente un mito nell’ambiente. Era appostato alla curva tre del Red Bull Ring domenica scorsa, quando le moto di Joahnn Zarco e di Franco Morbidelli si sono scontrate innescando per un attimo l’inferno. E sono suoi e del suo gruppo gli scatti che in questi giorni hanno occupato le pagine dei giornali, gli schermi dei nostri computer, le bacheche dei nostri social. Immagini che ricordano, senza scomodare paragoni impropri e con le dovute proporzioni, gli scenari di guerra, con pezzi che volano in ogni dove come schegge impazzite dopo un’esplosione. “Non ti accorgi, hai l’occhio dentro il mirino e non percepisci la portata di quello che succede”, ci ha raccontato ieri, dopo che lo abbiamo raggiunto telefonicamente per farci raccontare le sensazioni di chi è presente, ma in un ruolo da narratore dell’immediato.

“In quei momenti scatti e basta, ma un privilegio c’è stato: quello di essermi potuto subito accorgere che era tutto ok, che nessuno si era fatto particolarmente male. Ho capito che è stato un privilegio grande solo dopo, quando io stesso ho rivisto le foto e ho avuto contezza di quello che sarebbe potuto accadere sia ai due diretti protagonisti, Zarco e Morbidelli, sia a Vinales e Valentino Rossi”.

In effetti c’è mancato un nulla e lui, Gigi Soldano, quel nulla è in grado di quantizzarlo con l’occhio di chi adegua la vista a obiettivi, grandangoli, prospettive e campi stretti: “Non ho il metro - ha precisato - ma non sono i dieci o i venti centimetri di cui ho sentito parlare. Le due moto impazzite che hanno sfiorato Vinales e Rossi saranno passate a circa un metro e mezzo o giù di lì. Ma parliamo di decimi di secondo, non è che questo cambia le cose o riduce la portata di un evento fortunoso. E’ un miracolo se è andata come è andata e non servono le misurazioni per esserne felici. Purtroppo non è andata sempre così e io e chi fa il mio mestiere ne sappiamo qualcosa”.

Il malore di uno dei fotografi

Tanto che uno dei fotografi che lavora per la stessa agenzia di Gigi Soldano, autore dell’ormai famoso scatto che ritrae Maverick Vinales nel momento in cui si porta le mani sul casco per proteggersi, ha accusato un malore subito dopo quei secondi pazzeschi. “E’ stato impressionante e posso capire, siamo umani anche noi - ha aggiunto Soldano - Io ero in un punto differente, appollaiato sopra ad una sorta di bidone per riuscire a mettere l’obiettivo più in alto delle protezioni, dalla parte opposta a quella del mio collega della Milagro. A proposito, lo sa che Milagro significa miracolo? Quando ho capito che nessuno si era fatto particolarmente male ho pensato alle foto e agli scatti che avevo realizzato e ho pensato anche al mio collega Alex che era in posizione migliore e che, quindi, era sicuramente riuscito ad immortalare qualcosa anche lui. In effetti lo aveva fatto, poi si è mezzo sentito male”.

Rischi del mestiere  e accadimenti che fanno parte del gioco. E che, adesso, si uniscono anche alle seccature (comunque doverose e sacrosante) della profilassi da seguire per chi si muove al seguito di team e piloti sui circuiti di questo strano mondiale 2020. “Per quanto mi riguarda - ha concluso Gigi Soldano - ho preferito restare direttamente in Austria visto che si correrà qua anche domenica. Abbiamo spostamenti limitati e siamo continuamente sottoposti a tamponi per la rilevazione del virus. Mi pare di averne fatti già quattro e dovrò ripeterne un altro prima di Misano, ma è giusto coì, ci mancherebbe. Ed è così per tutti quelli che seguono a tutti i titoli il motomondiale, dal primo all’ultimo, ovviamente piloti compresi. Quest’anno va così, ma non mi lamento mica: faccio questo mestiere da una vita, ho fissato i momenti dei più grandi campioni delle corse, vivendo dal vivo le gioie e purtroppo anche i dolori che il motorsport regala o infligge. Questa è la mia vita e non saranno la noia o la spesa di qualche tampone a fermarmi”.

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