Nico Cereghini: “Il grande Fabio Taglioni compirebbe 100 anni”

Nico Cereghini: “Il grande Fabio Taglioni compirebbe 100 anni”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Il progettista storico delle più belle Ducati amava i motori almeno quanto le orchidee. Ricordo un invito a cena a casa sua a Bologna, tra le serre sul terrazzo e le sigarette che bruciava a ripetizione incantando i suoi ammiratori con ironia
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
8 settembre 2020

Ciao a tutti! Mi fece molta impressione, all’inizio degli anni Settanta, visitare il regno di Fabio Taglioni. E non mi riferisco a Borgo Panigale, dove in quegli anni nasceva sui tavoli da disegno la sua famosa bicilindrica 750 GT poi diventata Sport, la madre di tutte le supersportive Ducati di oggi. Penso alla sua terrazza di Bologna con la coltivazione in serra delle amatissime orchidee.

Un invito a cena in casa Taglioni non si dimentica. La moglie Norina aveva preparato la cena e non vidi personale di servizio, aveva fatto tutto lei. Mentre la signora Taglioni era in cucina, il marito ingegnere, mandando nuvole di fumo come una locomotiva perché era un fumatore formidabile, scortava Carlo Perelli (l’ospite di riguardo) e me (giovane apprendista redattore motociclistico) nel giro delle sue serre. Non ricordo esattamente quante varietà di orchidee, minimo diverse centinaia e c’erano degli ibridi innovativi realizzati personalmente da lui, di cui era fiero.

Perelli, altrettanto formidabile fumatore passivo ben allenato dall’allora direttore di Motociclismo Arturo Coerezza, voleva parlare di moto; io avrei amato accaparrarmi con lo sconto una 250 Sport Desmo con quella particolare verniciatura “a pagliuzze metalliche”; ma l’ingegnere aveva in mente soltanto la sua coltivazione aerea e urbana, la temperatura e l’umidità programmate per le serre, gli ibridi e la loro fioritura. Dopocena si sarebbe parlato finalmente di moto: al citofono si annunciò una coppia di appassionati tedeschi, salirono entusiasti con i caschi in mano che Taglioni autografò. A Monaco di Baviera con amore.

Era nato il 10 settembre del 1920, il famoso progettista delle più belle Ducati, ed ora ricorre il centenario della nascita. Originario di Lugo di Romagna come Francesco Baracca, a trentaquattro anni entrò in Ducati e ci rimase tutta la vita, di fatto fino al ‘95. Era stato prima professore di meccanica e disegno all’istituto tecnico, poi progettista con Mondial e Ceccato. Tra le sue più importanti creazioni firmate alla Ducati, i primi monoalbero a coppie coniche da cui derivarono le 125 GP desmodromiche che sfiorarono il titolo mondiale, le prime Desmo stradali, il bicilindrico a L, il comando a distribuzione a cinghia e i primi telai a traliccio. Il sistema desmodromico esisteva prima di Taglioni, ma con lui è diventato vincente sulle moto stradali e nelle corse.

Qual era il segreto del genio di Taglioni? Me lo sono chiesto tante volte guardando quella sua espressione sorniona, gli occhi sorridenti dietro le lenti degli occhiali, ascoltando le battute che dispensava con grande ironia. Le sue moto e i suoi motori avevano sempre qualcosa in più, ma esattamente cosa?

Ho trovato la risposta nel sito della Ducati. Giusto, chi poteva conoscerlo meglio? “L’aver creato motori vincenti sia nelle piccole sia nelle grandi cilindrate, non solamente perfetti dal punto di vista tecnico, ma anche esteticamente molto belli. La sua attenzione estetica era nota come la sua passione per le orchidee, che vedeva come opera d’arte della natura: un fiore tanto perfetto da simboleggiare nei secoli la raffinatezza, l’eleganza, l’armonia, la bellezza; ma anche e soprattutto la passione, la sensualità e l’amore”.

E io che bramavo la 250 Desmo a pagliuzze metalliche e mi annoiavo nel pellegrinaggio tra i fiori della serra. Invece proprio lì nascevano le linee di quella piccola sportiva e della sua bellissima testata, il suono meraviglioso del suo scarico e la velocità che sapeva regalarmi. Grazie, Ing. Taglioni!

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