Nico Cereghini: “L’Eicma come un Gran Premio”

Nico Cereghini: “L’Eicma come un Gran Premio”
Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
Stessa adrenalina. E chi sale sulle novità ha le ginocchia strette al serbatoio, la mano sul gas, lo sguardo perso sulle curve che già vede davanti alla ruota. Come alla partenza di un GP | N. Cereghini
  • Nico Cereghini
  • di Nico Cereghini
11 novembre 2014

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Ciao a tutti! L’EICMA è archiviata, molti di voi erano lì a viverla insieme a Moto.it, in tanti siete passati allo stand per una foto o due chiacchiere. Per un veterano come me, che ha visto i suoi primi “saloni” cinquant’anni fa e da quaranta ci lavora dal primo all’ultimo giorno, tante cose sono cambiate ma c’è un comune denominatore che ogni volta ritrovo: l’adrenalina. Il “Salone”, come continuo a chiamarlo privatamente, è come una corsa, come un Gran Premio, tantissima gente arriva lì con uno scopo comune: riempirsi gli occhi di ciò che più ci piace; e ciascuno di noi si trova magicamente al centro della scena, sulla moto o di fianco alla moto, concentrato sulle immagini che è capace di costruirsi in quel preciso momento. Mi è capitato per la prima volta quando restai senza fiato davanti a un cinquantino presentato nel ’61 –Testi Week End Cross si chiamava, ed era una specie di Harley in miniatura, di un viola anacronistico- e la magia si è ripetuta ogni volta. Li ho visti bene, la settimana scorsa, gli sguardi persi nel vuoto di chi finalmente è salito in sella alle novità, oggi come ieri. Negli occhi i rettilinei e le curve, la mano sul gas, le ginocchia strette al serbatoio, esattamente come il pilota che sta partendo per il suo GP.
 

Tanta energia circola all’Eicma. Così tanta che anche in momenti di crisi come questi pare di essere già fuori dalle difficoltà, gli esperti si interrogano sui numeri della stagione che verrà e non riescono a orientarsi tra la crudezza delle previsioni razionali e l’ottimismo che questa folla entusiasta scatena in Fiera. Ho già vissuto periodi molto difficili, la passione vincerà anche questa volta.
 

Anche in momenti di crisi come questi pare di essere già fuori dalle difficoltà


Cosa mi è rimasto di questa edizione dell’evento milanese? Tante cose. La prima è la inattesa ricomparsa delle supersportive. Inutile far finta di niente: sono quelle le moto capaci di suscitare le più grandi emozioni. Per molti, per quasi tutti, resteranno soltanto un sogno; ma è proprio quel sogno che smuove la passione e ti spinge ad andare, magari in una direzione più praticabile ma andare.

La seconda è un elemento nuovo che viene fuori dai discorsi con voi. Le strade sempre più trascurate. Dal Piemonte alla Campania, dal Trentino alla Puglia, le strade sono sempre più colpite dagli smottamenti e dalle frane, e i gestori, privi di mezzi e anche di volontà, sempre di più si limitano a mettere due cartelli e qualche metro di nastro bianco e rosso. E’ una cosa che tutti lamentate. Ne usciremo mai da questa crisi del territorio?


La terza cosa è infine l’incontro con tanti, troppi motociclisti sulla sedia a rotelle. Giovani e anche meno giovani. Mi fermo con loro e con i loro accompagnatori, qualche volta mi raccontano come è successo l’incidente fatale, quasi sempre per gigantesca sfortuna e leggerezza. Lo ripeto anche qui: almeno il paraschiena, sempre!

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