Quel Gilera 50 5v, quarant'anni dopo

Quel Gilera 50 5v, quarant'anni dopo
La storia di un modello con cui il nostro lettore Claudio Chiarani ha fatto le prime esperienze a due ruote. E che, tanto tempo dopo, ha voluto a tutti i costi tornare a possedere
26 febbraio 2014

Quarant’anni. Tanti sono passati da quando acquistai il mio Gilera 50 5V Trial. Una “faticaccia” dietro a mio padre, muratore, per tre mesi durante i quali mi alzavo alle sei per andare a dargli una mano, come manovale, sul cantiere dove lavorava. “Vuoi il motorino?” mi disse, “T’insegno come si fa, vieni con me”. Chiusa la seconda superiore alle ITI, prima del fatidico terzo anno mi recai dal concessionario con le duecentocinquantamila lire che servivano e ci salii in sella.

Mi accompagnò ovunque sui sentieri (allora si poteva) del Garda trentino, e dai sedici ai vent’anni fu mio inseparabile compagno di quotidiana libertà. Poi, dopo il diploma, passò a mio fratello di quattro anni più giovane quando la vita mi portò un po’ in giro per il mondo a lavorare. Poi ci salì l’altro mio fratello di sette più giovane di me e poi…. ne persi le tracce. Credo fosse il 1982/83 o giù di lì. Nostro padre lo vendette per pochi soldi a un signore che faceva il cuoco, ma da lì in poi... scomparve. Peccato, avrei pagato oro per riaverlo.

 

E allora, direte? La nostalgia è un brutto male, credetemi, e quando vi prende se non siete capaci di allontanarla subito siete finiti, morti. Fidatevi. Tanto che a Imerio (Bommartini, storico presidente del Moto Club Benacense di Riva del Garda, oggi titolare con i figli Luciano e Tiziano di un negozio/officina di moto, NdA) dissi un giorno "se mi trovi un Gilera 50 te lo compro!"

"Ce l’ho” mi rispose subito, e in quel preciso istante capii che non potevo più tirarmi indietro. A pochi chilometri da casa mia, Riva del Garda, nella piccola frazione di Madice di Bleggio Superiore, un signore lo usava ancora per andare a castagne. “Va eh? Guarda che va in moto e funziona" mi disse a fine estate 2013, quando decisi di andare a vederlo. "E' che sono un po’ troppo vecchio oggi e allora i miei figli mi hanno detto di venderlo. Se ci riesco!”

 

Immaginatevi di vedervi davanti una cosa a due ruote sulla quale avete saltato, impennato, derapato, portato (abusivamente, sia ben chiaro) amici e amiche, ragazze tedesche a gogò (in estate da noi…), fatto qualche garetta di enduro, gioito, pianto o imprecato quando la candela non vi dava la scintilla e nemmeno a spingerlo si metteva in moto. Ecco, so che mi capite, dunque vado avanti.

150 euro e me lo porto a casa, anzi no. A casa in garage ho uno scooter, una Vespa 125 e la CBR 600, passione arrivata a cinquant’anni come la folgore che colpì l’apostolo Paolo (prima di diventarlo) sulla via di Damasco. E l’auto. Dove lo metto? Dall’amico che me lo restaura, perbacco! Marco Giovanella si chiama, ed è un’artista. Uno di quelli che nella cantina sotto casa hanno il tornio, e se non trova un pezzo te lo fa al volo. Uno di quelli che mette assieme KTM, SWM, Ancillotti, Testi, Aspes, Husqvarna e molto altro ancora. Uno che ha una collezione che gliela ruberei ogni volta che la vedo.

 

Via, si parte. Smonta tutto e porta in carrozzeria dagli amici di sempre i pezzi da verniciare, non trovo il codice colore originale, faccio qualche tentativo in Piaggio/Gilera, nulla. Mando mail, m’iscrivo a un forum, nulla. Ho fretta, smania di vederlo nuovamente in strada. Dai che il colore è questo, dai che va bene, dai che grattiamo, stucchiamo, verniciamo. Il 7 gennaio 2014 i pezzi in carrozzeria sono pronti, vado a prenderli - il conto è di quelli che tramortirebbe un bufalo lanciato all’inseguimento di un leone che gli voleva mordere il culo, ma non importa. Pagherò anche se ormai il conto sale abbastanza verso l’alto, verso una cifra che immaginavo sì ma alla quale, mi dicevo, non arriverò. Invece...

Nel frattempo trovo da Frisinghelli, concessionario storico Piaggio/Gilera di Rovereto gli ammortizzatori posteriori originali Ceriani, lo sportellino laterale della scatola filtro, il cavalletto centrale, il mozzo ruota posteriore col porta ceppi. Marco ci lavora su quasi ogni giorno, non so quantificare la sua manodopera, lo scoprirò alla fine quando accenderò nuovamente quella passione che, allora sedicenne, oggi è tornata prepotentemente a farsi sentire.

 

Vorrei andare a farci un giro al crossodromo del Ciclamino di Pietramurata, ma non voglio sporcarlo di terra e fango, e alla fine mi sa che ci andrò per fare due foto. Poi? Poi vedrò dove metterlo, all’inizio pensavo anche in salotto ma la mia signora, dopo avermi perdonato la CBR del mezzo secolo, non credo sopporterebbe anche questo. Lei, che sul quel Gilera non c’è mai salita, sono convinto non possa capire fino in fondo il perché. Voi, invece, ne sono certo, sì.

Claudio Chiarani

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