SBK. Jonathan Rea non si nasconde: “Penso spesso all’occasione in MotoGP”

  • di Emanuele Pieroni
Il sei volte campione del mondo della Superbike si rammarica di non aver avuto la sua opportunità nella classe regina. E aggiunge: “La Honda del Team Repsol è la moto che sceglierei ancora”
  • di Emanuele Pieroni
21 dicembre 2020

Si può vincere tutto, si può anche arrivare ad essere chiamato “il cannibale”, ma ci sarà sempre un “però”, un “se fosse andata diversamente”. Ne sa qualcosa Jonathan Rea, il cannibale della Superbike, vincitore degli ultimi sei titoli mondiali, che in una intervista a Moto Journal è tornato a parlare del suo cruccio: non aver avuto l’opportunità giusta in MotoGP.

“C’è una domanda che frullerà sempre nella mia testa - ha detto - e quella domanda riguarda ciò che avrei potuto fare in MotoGP”. In classe regina, per la verità, Jonathan Rea due apparizioni le ha fatte e non era andato neanche male: era il 2012 e fu chiamato a sostituire un certo Casey Stoner in sella alla Honda del Team Repsol. Ottavo a Misano, settimo ad Aragon, ma la chiamata - dopo essersi messo in mostra - non è mai arrivata da parte di Honda e di nessun altro team.

Quello, per lui, è oggi solo un bel ricordo: “In quelle due gare ho avuto la moto migliore, quella a cui tutti ambiscono e che ha vinto di più negli ultimi anni - ha spiegato -. Sarò sempre grato ad Honda per quella opportunità e non ho problemi ad affermare che se avessi potuto scegliere due sole gare con quella moto oppure una intera stagione con una moto non competitiva, avrei comunque scelto Honda”.

Non c’è delusione, quindi, nelle parole di Rea che poi, nel 2015, accettò la proposta di Kawasaki in Superbike, dando vita ad un matrimonio capace di fargli mettere subito in tasca il primo titolo mondiale e di lasciare solo le briciole agli avversari per gli altri cinque mondiali successivi.

Come dire: è andata bene come è andata, anche se quella domanda, come ammette lui stesso, resterà sempre nei pensieri. “E’ una domanda che mi faccio spesso, ma è così che è andata. Questa è la vita e non sono dispiaciuto: sono un sei volte campione del mondo e mi piace molto la vita che ho”.