Massimiliano Perrella: il mio giro del mondo "Australia Twin"

Mi chiamo Massimiliano Perrella e, appena compiuti trent’anni, il 9 agosto 2011 parto da Termoli: il mio obiettivo si chiama Australia! In sella a una fantastica Africa Twin
5 giugno 2020

Cosa spinge un ragazzo sano, in età matura, con buone esperienze lavorative alle spalle e con una raggiunta indipendenza economica, a mollare tutto e intraprendere il giro del mondo in moto?
Mi chiamo Massimiliano Perrella e, appena compiuti trent’anni, il 9 agosto
2011 parto da Termoli (la Greenwich italiana): il mio obiettivo si chiama Australia! In sella a una fantastica Africa Twin (da qui il nome del progetto: Australia Twin) RD04 del 1992, preparata per l'occorrenza e carica di bagagli, posso coronare quel che è stato il sogno segreto di tanti anni (e mesi di preparazione) in un avventuroso viaggio attraverso mezzo mondo per raggiungere la mia prima meta, l’Australia, centocinque meridiani più a est!

I motivi di tale scelta sono tanti, ma tutti riconducibili a: passione per la motocicletta e una sana e incontenibile voglia di conoscere il mondo: luoghi fantastici, gente meravigliosa e costumi inusitati sono un richiamo troppo grande! Lascio l’Italia attraversando la simpatica Slovenia, la calda Croazia, l’ultra amichevole Serbia e approcciando la Bulgaria inizio a sentire l’aria di cambiamento che si concretizza nella multicolore Turchia.
Da qui raggiungo la vera sorpresa del viaggio: l’Iran. Mai e poi mai avrei potuto immaginare tanta gentilezza e ospitalità, contornato da persone che mi salutano in ogni dove e si prodigano per assicurarsi che io stia bene, offrendomi cibo, riparo e consigli.


Purtroppo il mio piano originario di attraversare il Pakistan va a farsi benedire e dopo molte ricerche trovo il modo di spedire la moto in India, non prima di farmi arrestare all’aeroporto di Teheran per aver superato i giorni concessimi dal visto turistico.
Recuperare la moto dal porto di Mumbai è un’impresa titanica e solo dopo molto sgomitare riesco a riprendere la marcia, cercando di sopravvivere come meglio posso al pericolosissimo traffico indiano

Il Nepal mi dà modo di ricevere il regalo più bello di tutto il viaggio: gli abbracci e i sorrisi spontanei dei bambini di un orfanotrofio, i quali eleggono istantaneamente loro fratello maggiore, mostrandomi cosa sia la vera felicità quando non sia ha nulla e la vita ti mette a dura prova sin dall’inizio. Ancora una spedizione verso l’accogliente Thailandia, poi una deviazione per scoprire il meraviglioso Laos, il variopinto Vietnam, l’ancestrale Cambodia e far rientro nella terra del Siam, puntando a sud verso la moderna Malesia.

21.000 chilometri di sorprese, passioni, sorrisi e ospitalità, ma la vera meraviglia che la strada mi ha voluto regalare è e sarà sempre una: l’essere umano! Con la sua carica di pazzia e le sue inconcepibili incongruenze, non ha mancato mai di stupirmi e di aiutarmi durante tutto l’arco della mia impresa.
E io non ho fatto altro che abbandonarmi a esso, concedendomi esperienze inimmaginabili quando ero a casa in fase preparatoria. Poco importano le peripezie e i rischi corsi: quel che conta è l’incredibile mole di esperienze che ho guadagnato, ma soprattutto le innumerevoli persone che mi hanno omaggiato del loro aiuto e della loro ospitalità.


L’Australia mi accoglie con le sue opportunità e distanze abissali: viaggio da una costa all’altra attraverso infiniti rettilinei, fra lande popolate da animali stranissimi più che esseri umani. Abbasso la testa e mi impegno a lavorare per ben due anni, al termine dei quali metto da parte quel che mi serve per spedire me e moto nel rigoroso Cile: da qui valico le Ande verso la ridente l’Argentina e l’esuberante Brasile, per poi parcheggiare la mia compagna di viaggio e concedermi di rientrare a casa dalla mia famiglia, che non vedo da tre anni esatti.

Il tempo di ricaricare le pile e sono pronto a continuare la marcia: oramai la dimensione di viaggio è la mia dinamica di vita e non riesco a farne decisamente a meno, recupero la mia bella a due ruote e trovo lavoro in Brasile, dopodiché scendo verso il simpatico Uruguay a organizzare (lavorando ancora durante l’inverno) la discesa verso la Tierra del Fuego e Ushuaia.
Raggiungo anche questa meta dopo freddo, vento inarrestabile e rettilinei solitari, ma la bellezza strabordante della natura a queste latitudini vale ogni singolo chilometro percorso.

Sin qui mi sono lasciato rapire dall’entusiasmo dei sudamericani e dalla loro spiccata indole nell’aiutare i viaggiatori, specialmente quelli in motocicletta, avendo sempre un occhio di riguardo nei miei confronti per il semplice fatto che sono italiano. Ho conosciuto centinaia di persone che mi hanno ospitato, aiutato durante i momenti più difficili (come rimanere a piedi fra la frontiera cilena e quella argentina a quasi 4000 metri s.l.m. o dover trovare dei cuscinetti con la moto ferma e lontano da ogni forma di civiltà).

Una volta iniziata la risalita, le meraviglie naturalistiche lungo la Ruta 40 e la Carretera Austral mi hanno tenuto compagnia e fatto cadere la mandibola per la bellezza dei colori e dei contrasti che raggiungevano il mio nervo ottico. Ancora tanta strada sino alla Bolivia e le sue lagune, i sui deserti e la pericolosità delle sue strade.
Via verso il mistico Perù e le sue architetture che sembrano arrivate da altri mondi, per poi proseguire verso il tranquillo Ecuador e la calda e accogliente Colombia.


Da lì, accantono l’idea di proseguire il viaggio verso l’Alaska, con una pausa lavorativa in Costa Rica, perché: allo scoccare dei quasi sei anni di viaggio, il logorio fisico e mentale scaturito dalla routine di viaggio mi ha messo a dura prova. Decido di far rotta verso l’Europa e così spedisco la moto in Belgio, sconfinando nella vicina Francia per poi iniziare la discesa verso i Paesi Bassi.

Passo a passo sento avvicinarsi l’aria di casa con un miscuglio di nostalgia e di sollievo: la mia famiglia è vicina, ma la tranquillità europea rende questo ultimo capitolo del viaggio quasi una noiosa passeggiata, dopo le avventurose e malandate strade sudamericane. Germania, Strasburgo, Svizzera, Liechtenstein e Austria scorrono rapide sotto le ruote prima di valicare le immense e stupende Alpi: la moto può assaggiare nuovamente il sapore dell’asfalto italiano dopo 96.000 chilometri percorsi in quattro continenti e la rotta verso sud ci permette di ricongiungerci con i nostri cari, tornando esattamente al punto di partenza di un’avventura che ha cambiato completamente la mia vita e la mia percezione del mondo.


Al momento sto scrivendo il mio secondo libro, una sorta di vademecum con consigli di viaggio misti ad aneddoti, seguito della mia prima pubblicazione: UNO SPOSTATO SU DUE RUOTE - Diario di viaggio dall'Italia all'Australia

Questo è il mio sito internet: www.australiatwin.it mentre nel video che trovate in apertura riassumo molte delle sensazioni e le esperienze che hanno caratterizzato gran parte del mio viaggio:.

In questo video invece presento me stesso, la mia moto e spiego tutto l’equipaggiamento che mi porto dietro.
 


Oggi mi trovo in Italia, ho avuto l’onore di esser stato nominato Responsabile Turismo Discovering dalla Federazione Motociclistica Italiana, ma in tasca ho ancora una lunga lista di lavori per sistemare la motocicletta: ci sono ancora tanti fantastici Paesi da scoprire, ma soprattutto tantissime meravigliose persone da incontrare!

Buona strada,
Massi


Massimiliano Perrella

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