Motorbye: viaggio in moto in Sud America - Pt. 4

Motorbye: viaggio in moto in Sud America - Pt. 4
Vi avevamo lasciati a Santiago, ma nel frattempo le nostre ruote hanno continuato a girare in direzione sud, lasciandosi alle spalle la grande metropoli cilena e addentrandosi completamente in quel paradiso naturale chiamato Patagonia
21 marzo 2017

E’ qui che finalmente abbiamo la possibilità di dare libero sfogo alla nostra voglia di campeggio, sfoggiando con piacere tende e fornelli, il nostro unico hotel a milioni di stelle. Il clima è favorevole, tiepide giornate di sole e panorami azzurri invadono i nostri occhi. La strada dei sette laghi ci regala una cartolina ad ogni curva, aumentando notevolmente il numero delle nostre soste. Non immaginiamo che la meraviglia che abbiamo davanti è solo l’inizio di una lunga serie di paradisi terrestri dal fascino ineguagliabile. Una volta giunti a San Carlos de Bariloche cominciamo veramente a renderci conto di quanto gli specchi d’acqua naturale siano favolosamente cristallini, e non esitiamo a tuffarci nel gelido fiume che rinfresca le rive di Futaleufù. L’indomani entriamo ufficialmente nella Carretera Austral, e dopo chilometri e chilometri di asfalto abbandonato nell’immensità della pampa, maciniamo senza alcuna difficoltà strade di pietra e polvere al fianco dei ghiacciai. Arriviamo a Puerto Rio Tranquilo e l’enorme lago Carretera General ci dà il benvenuto, ospitandoci nelle sue grotte dai profili animaleschi. Purtroppo non riusciamo a visitare il Glaciar San Rafael, a causa della grande affluenza di turismo che non ci permette di riservare un posto per il tour last minute. Inoltre, a causa del mal tempo, non riusciamo a goderci la migliore performance del Fitz Roy, assalito dalla gelosia irrefrenabile delle nuvole che lottano duramente per tenerselo tutto per sé, purtroppo riscuotendo successo. Pranziamo in compagnia di qualche volpe e arriviamo a El Calafate, che ripaga decisamente le nostre ultime rinunce. Il celebre ghiacciaio Perito Moreno ci lascia a bocca aperta: un candido orizzonte si perde tra le montagne, e, tra luci e ombre, i suoi contorni si colorano di blu acceso. Stiamo li ore, nonostante la pioggia e la bassa temperatura, a fissare l’enorme blocco gelato seduto davanti a noi, con la speranza di cogliere in flagrante qualche lastra di ghiaccio tuffarsi in acqua e dissolversi per sempre. Ma il tempo non è mai abbastanza, e ci lasciamo impolverare ancora dalla strada di Torres del Paine, l’ennesima full immersion in una natura dai panorami sgargianti.
Osserviamo le cime innevate poco distanti da noi, gli aquilotti spiccare il volo, i lama brucare, e ci godiamo la bellezza che ci circonda in completo silenzio. Il viaggio continua fino allo stretto di Magellano: pochi minuti e ci ritroviamo lì, sempre più prossimi alla meta, nella Tierra del Fuego.
 



L’obiettivo è ormai vicino, poco più di 24 ore ci separano dalla tanto attesa Ushuaia. La strada sembra interminabile, l’ansia si fa sentire. Improvvisamente ecco apparire due colonne: hanno la punta spigolosa e una grande scritta bianca le illumina. E’ lei, Ushuaia, la fine del mondo, siamo arrivati! La foto di rito è obbligatoria. Un rombo di motori e le nostre urla di felicità annunciano il nostro arrivo. Il giorno seguente visitiamo i dintorni fino ad arrivare a La Pataia, che segna l’inizio della Ruta 3, la quale ci accompagnerà lungo la strada di ritorno. Non ci facciamo mancare neanche un piacevole giro in barca lungo il Canale di Beagle: lì ad aspettarci, stormi di cormorani, leoni marini, pinguini, albatros e, con grande sorpresa, perfino le balene! L’estremo sud del mondo ci sorprende totalmente, ma ahimè, è già tempo di risalire e abbandonare questa terra stupenda. La strada del ritorno si prospetta più complicata del previsto. Da subito il vento decide di unirsi a noi, rendendoci il tragitto decisamente sgradevole: violente raffiche improvvise ci assalgono quasi a voler piegare la moto, costringendoci talvolta a fermarci, in attesa che la bufera ci dia tregua. La strada continua dritta e monotona. A rallegrarci ci sono comunque lama e struzzi e le soste a Caleta Olivia e a Punta Tombo, che ci permettono di vivere incontri ravvicinati rispettivamente con leoni marini e pinguini. Apprezziamo anche le bellezze della Penisola di Valdés, oasi di pace interamente popolata dalla tipica fauna locale. Dopo una faticosa settimana di vento, raggiungiamo Buenos Aires. Siamo stanchi e già malinconici, ma decisamente soddisfatti. La nostra avventura sudamericana termina qui, nella capitale argentina, a distanza di due mesi dalla partenza, con quattro paesi visitati, dodici dogane e quasi sedicimila chilometri a due ruote. Adesso dobbiamo pensare ad organizzare il rientro della moto in Italia… e al prossimo viaggio!

Un ringraziamento speciale va ai nostri supporter: in primis ad Aurelia Motorrad di Livorno, e in particolar modo al meccanico Giorgio, per l’eccellente lavoro di preparazione della moto, la quale non ha avuto alcun tipo di problema durante tutto il viaggio; a Caberg Helmets per la fornitura dei caschi XTrace, che hanno protetto comodamente le nostre teste per sedicimila chilometri; a Mtech, per la completa fornitura dell’abbigliamento che ha resistito in modo ottimale a pioggia, vento, polvere, fango, e chi più ne ha più ne metta; ad Amphibious, per la fornitura delle borse da viaggio che hanno conservato adeguatamente tutti i nostri effetti personali; a tutti gli altri sponsor che potete trovare sul nostro sito www.motorbye.com; a tutti voi che con piacere avete seguito per due mesi le nostre avventure!

A presto, Michele e Valentina

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