MotoGP 2020, GP dell'Austria. Andrea Dovizioso sul suo futuro: "Chi decide? Dall'Igna"

MotoGP 2020, GP dell'Austria. Andrea Dovizioso sul suo futuro: "Chi decide? Dall'Igna"
Giovanni Zamagni
14 agosto 2020

La pista amica, il nuovo modo di frenare, la voglia di rivincita e di uscire da una situazione critica: c’è un po’ di tutto nel secondo posto di Andrea Dovizioso, soddisfatto non solo per il risultato, ma soprattutto per il modo nel quale è stato ottenuto.

“Sicuramente questo circuito ci aiuta a essere più veloci, ma non è solo questo: dopo Brno abbiamo studiato tanto i dati, arrivando a fare piccoli cambiamenti sulla moto. Invece, ho modificato tanto il mio modo di frenare: questi ci ha aiutato e mi sento molto meglio sulla moto. Sono stato veloce e consistente non solo per il giro secco”.

Si può puntare in alto?

Abbiamo fatto un solo turno sull’asciutto, possono cambiare tante cose, ma credo di avere la possibilità di giocarmi la vittoria. Rispetto al passato, però, non siamo solo in 2 o 3 veloci, gli avversari sono cresciuti tanto, soprattutto in accelerazione: abbiamo una buona possibilità, ma è troppo presto per un’analisi più precisa.

Cosa è cambiato rispetto a Brno?

Come ho detto, non tanto sulla moto, piuttosto abbiamo capito meglio come adattare la guida per sfruttare le gomme e qui funziona bene, si fruttano meglio le gomme. Credo sia questo il modo di guidare, ma non è così facile cambiare.

Come è cambiata la frenata?

E’ difficile da spiegare: con le Michelin, anche piccole differenze possono avere un effetto importante. E’ difficile da credere, ma in MotoGP adesso è così, i dettagli fanno una grande differenza, devi essere capace di adattarti a ogni cambiamento.

Pirro ha detto di aver provato alcuni particolari: cosa puoi dire?

Non ho proprio idea di cosa stia facendo Pirro: non credo ci siano pezzi nuovi, ma non lo so.

Perdi tanto nel T3: perché?

E’ dal 2016 che il T3 ci crea dei problemi: sicuramente io posso fare meglio nelle due curve a sinistra, ma quello è un punto che mette in difficoltà la Ducati.

Un solo turno può essere indicativo?

Ti può far capire tante cose, anche se a volte, per vari motivi, non tutti i piloti riescono a essere subito veloci nelle FP1. Per il momento, siamo in quattro ad avere un buon passo (oltre a Dovi, Pol Espargaro, Alex Rins e Joan Mir, NDA). Ma bisogna fare più giri per capire bene la situazione, soprattutto delle gomme.

Ti senti rinfrancato?

Cercavamo fiducia in frenata, che è importante perché determina un sacco di fattori: l’abbiamo trovato e di questo sono soddisfatto. In uscita, però, non siamo ancora perfetti.

Ti faccio una domanda un po’ strana: la tua situazione può essere paragonata a quella di Lorenzo nel 2017, quando tu vincevi e lui faticava un bel po’? Nelle ultime due gare abbiamo visto Bagnaia e Zarco andare fortissimo, mentre tu eri indietro.

La situazione è un po’ diversa perché lui si doveva adattare alla moto e non guidava al meglio per le caratteristiche della Ducati, mentre io conosco bene la DesmosediciGP. E’ chiaro che è sempre una questione di adattamento, anche se le nostre difficoltà sono differenti. E’ brutto se non vedi la luce: ho cercato di stare tranquillo, anche se la delusione è grande. Siamo in Austria, la pista ci aiuta.

Ma è più importante essere a Zeltweg o aver studiato i dati di Bagnaia e Zarco?

I dati sono fondamentali, tutti li studiano, si migliora anche per questo, come è successo ad altri in passato guardando i miei. L’aspetto fondamentale e avere dei dati per capire, non da copiare, perché se copi farai sempre peggio dell’originale: vanno usati alla tua maniera.

Prima hai detto che non è Tardozzi a decidere sul futuro; chi è?

Alla fine decide Gigi Dall’Igna.