MotoGP. Dall'Igna: "Il matrimonio Ducati/Lorenzo è stato positivo"

MotoGP. Dall'Igna: "Il matrimonio Ducati/Lorenzo è stato positivo"
Giovanni Zamagni
Tradizionale incontro di fine anno con il direttore generale di Ducati Corse: “Abbiamo fatto un passo in avanti rispetto al 2017, migliorando la percorrenza a centro curva senza perdere nelle altre aree. E abbiamo vinto con due piloti differenti. Ringrazio Jorge per l’impegno: ha portato benefici in Ducati, ma non il titolo mondiale, che era il nostro obiettivo”
19 novembre 2018

VALENCIA – E’ un appuntamento fisso: il lunedì successivo all’ultimo GP, l’ingegner Gigi Dall’Igna, direttore generale di Ducati Corse, fa il bilancio della stagione appena conclusa, e parla di quella che inizierà domani con i primi test ufficiali. Si parte con il discorso introduttivo di Dall’Igna, e si prosegue con le domande dei giornalisti. Ecco, integralmente, quello che è stato detto nella conferenza stampa di oggi.


«E’ stato un anno pieno di soddisfazioni tecniche, abbiamo fatto un altro passo in avanti rispetto al 2017, anche se, rispetto all’anno scorso, non ci siamo giocati il mondiale fino all’ultima gara. Certo che se il risultato di ieri (Dovizioso 1°, Márquez a terra, NDA) ci fosse stato un anno fa sarebbe stata l’apoteosi…


Nel 2018 siamo stati protagonisti, abbiamo vinto o comunque lottato per la vittoria dove nel 2017 avevamo faticato, come a Phillip island, ad Aragón e al Sachsenring, piste per noi tremendamente difficili in passato. Abbiamo vinto con due piloti, e questo dal punto di vista tecnico è importantissimo, perché significa che la nostra moto è adatta a stili di guida differenti. Ancora, però, non sono completamente soddisfatto, dobbiamo impegnarci ancora di più: la Ducati, con il nome ed il prestigio che ha, deve conquistare il titolo. Adesso si parte con la nuova stagione: l’obiettivo principale è non perdere la strada e quindi si parte con una base simile al 2018. Poi, già da domani pomeriggio, verranno introdotte evoluzioni che potrebbero anche non essere utilizzate nella prossima stagione. In questi test viene data priorità al materiale che richiede più tempo per essere realizzato, e quindi deve essere ordinato prima.


Essendo stata l’ultima gara di Lorenzo con la Ducati, è giusto fare un bilancio: intanto lo voglio ringraziare per il lavoro svolto. Ha dimostrato una volontà incredibile: per un campione non è facile partire in affanno, come aveva fatto lui nel 2017, e riuscire poi a ribaltare la situazione a suo favore. Quindi grazie per averci sempre provato. Nel complesso il bilancio è positivo, anche se non così positivo come ci saremmo aspettati: insieme abbiamo vinto, abbiamo emozionato i tifosi, abbiamo fatto gare bellissime, ma non abbiamo lottato per il campionato. Quindi è stato bello, ma non così bello come avremmo voluto. Domani partiremo con un nuovo pilota: Petrucci ha fatto tanta strada con noi, è cresciuto, è migliorato, ma deve fare un altro passo: ce la metteremo tutta per metterlo nelle condizioni di riuscirci. Poi ci sarà anche Bagnaia nel team Pramac: è un campione del mondo che arriva in Ducati.
A differenza di altri costruttori, noi prevediamo per i nostri piloti un percorso di crescita più strutturato e, come abbiamo fatto con Petrucci prima e con Miller adesso, anche per Bagnaia abbiamo previsto una rotazione di tecnici: Pecco sarà assistito dal capo tecnico e dall’elettronico che fino a ieri erano con Lorenzo. Per quanto riguarda Dovizioso, c’è poco da dire: è la nostra continuità, il valore più grande che abbiamo in Ducati».

 

A proposito di Dovizioso, credi che nel 2019 sarà ancora più sotto pressione di quest’anno?

«No, anche nel 2018 c’era tanta attenzione su di lui. Andrea è motivato, intelligente, avrà la mente ancora più libera sapendo che tutto il sistema Ducati lo aiuterà».

 

Cosa ti mancherà di Lorenzo?

«Nel 2019 avremo due piloti con uno stile di guida simile, e questo per un tecnico non è mai positivo. Quando hai due piloti differenti, come lo erano Dovizioso e Lorenzo, è più facile arrivare alla soluzione dei problemi. E poi Jorge è un campione del mondo, uno che porta certi risultati».

 

Secondo molti la Ducati è stata la moto complessivamente più competitiva di quest'anno: sei d’accordo? E se sì, perché non è arrivato il titolo?

«Sicuramente abbiamo una moto che è un buon compromesso tra tutte le fasi di guida: quest’anno abbiamo ridotto la differenza con i rivali a centro curva, senza perdere nelle altre fasi. In percorrenza non siamo ancora come gli altri, cercheremo di progredire ancora. Non so se la nostra sia la moto migliore: conta solo vincere il mondiale. Noi non ci siamo riusciti, significa che dobbiamo migliorare ancora».

 

Cosa ha portato Lorenzo alla Ducati?

«Come ho detto prima, avere un pilota che descrive lo stesso problema, ma con sfumature differenti, è importante. Noi ingegneri leggiamo i numeri, ma le sensazioni dei piloti ti aiutano a capire meglio qual è, e come risolvere il problema. Per tutto questo, dico che, complessivamente, l’operazione Lorenzo/Ducati è stata positiva».

 

Rispetto all’anno scorso, siete più avanti con la definizione del prototipo per la stagione successiva?

«A fine 2017, la moto che avrebbe dovuto debuttare a Valencia aveva dato dei segnali non troppo incoraggianti, e per questo avevamo dovuto cambiare, anche pesantemente, il progetto in corso d’opera e la moto per il 2018 è arrivata, di fatto, per i test a Sepang. Quest’anno Pirro ha dato riscontri più positivi, quindi sotto questo aspetto siamo messi meglio: adesso bisogna sentire cosa diranno i piloti ufficiali».

 

Nel 2018 la Ducati è migliorata: quali sono state le tappe fondamentali di questa evoluzione?

«Nei test di Jerez abbiamo fatto un’evoluzione interessante, introducendo pezzi nuovi che sono stati usati da entrambi i piloti, anche se con tempi differenti. Un altro passo importante è stato fatto a Brno, con evoluzioni delle quali beneficeremo anche nel 2019».

 

Puoi specificare meglio in quali aree si è lavorato?

«Sul motore, per regolamento, non si può fare praticamente nulla, se non piccoli interventi sulle parti non contingentate, quindi l’evoluzione è stata soprattutto di aerodinamica e ciclistica».

 

A proposito di aerodinamica, fino a metà stagione Dovizioso e Lorenzo hanno seguito spesso strade differenti.

«I differenti stilii di guida dei due piloti ci hanno permesso di migliorare l’aerodinamica, e nel 2018 siamo riusciti a smussare certe problematiche emerse con le appendici aerodinamiche nel 2017. Questa evoluzione ha portato anche Dovizioso a utilizzare costantemente la carenatura più evoluta».

 

Adesso, a stagione finita, puoi dire cosa è successo a Lorenzo in Thailandia?

«Posso solo dire che non è stato un problema al motore».

 

Nel 2019 avrete sei moto invece che otto: cambia qualcosa?

«Dal punto di vista economico, avere due moto in meno è un aspetto negativo: perdiamo dei soldi. Ma dal punto di vista gestionale è tutto più semplice: nel 2019 avremo in pista tre DesmosediciGP 2019 e tre 2018. E’ tutto più chiaro».