MotoGP. Iannone: “Nessuna pressione da Ducati”

MotoGP. Iannone: “Nessuna pressione da Ducati”
Giovanni Zamagni
Andrea, finalmente, torna sulla DesmosediciGP: “Io per primo ho sottovalutato l’incidente di Misano: hanno ragione i medici, il recupero è lungo». Sulle sue condizioni: “Non sono al 100%, ma spero di poter fare un GP normale”. Sulla Casa di Borgo Panigale: “Non mi hanno messo nessuna fretta: li ringrazio”
27 ottobre 2016

SEPANG – E’ tornato: già questa è una bella notizia.

«Avevo tantissima voglia, non vedo l’ora di andare in moto» dice convinto Andrea Iannone, comunque consapevole che sarà tutt’altro che semplice: la frattura alla vertebra rotta a Misano non si è ancora rinsaldata, guidare sarà complicato.

«Ho sottovalutato per primo l’incidente, credevo che i tempi di recupero sarebbero stati più brevi, invece è un infortunio che richiede tempo. Per la vita normale sono a posto, ma, in questo periodo, mi alzavo alla mattina e prendevo gli antidolorifici, poi mi allenavo e ne prendevo altri, e un’altra “razione” prima di andare a letto. Dopo aver provato nelle FP1 ad Aragon, il collo mi si è bloccato a destra per una settimana: solo lì ho capito la gravità della situazione e mi sono rassegnato a quello che mi dicevano i medici. I piloti sono abituati a tempi di recupero velocissimi, ma questa volta è differente».


Quanto è stato difficile vedere i GP da casa?

«E’ stato difficilissimo: mi è mancato il mio mondo, la mia vita, le persone con le quali lavoro da tanti anni. Sono molto contento di essere qui, è quello di cui avevo bisogno, non è facile guardare le corse in TV: non lo auguro a nessun pilota».


Sei qui solo per provare, o disputerai tutto il GP?

«Credo e spero di poter fare un normale week end di gare, ma soltanto salendo in moto potrò capire esattamente la mia situazione».


Cosa ti spaventa di più: il dolore, la poca naturalezza nei movimenti, lo sforzo fisico?

«Se è solo dolore, non c’è problema, si controlla con gli antidolorifici. E’ tutto il resto che mi preoccupa: bisogna essere veloci sulla moto e nei movimenti, se non lo sei può anche diventare pericoloso, puoi fare dei guai».


Sotto questo aspetto, Sepang è una pista che complica ulteriormente la situazione?

«Temo di sì: ci sono tante frenate e accelerazioni, fa caldo e con l’umidità ho già male alla schiena. Ma mi piace molto».


Ma è vero che la Ducati ha fatto pressione perché tu tornassi?

«No, non è così, anzi: la Ducati mi ha detto di prendermi tutto il tempo che fosse necessario».

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